“L’unica consolazione, di fronte a certi duelli elettorali fra due candidati, è che almeno uno dei due perderà” (Gesualdo Bufalino)
“Se volessimo capire in cosa consiste davvero la razza umana, dovremmo solo osservarla in tempo di elezioni” (Mark Twain)
I ballottaggi potrebbero indurre il centrodestra, ovvero Silvio Berlusconi, a rinunciare alla pessima intenzione di sostenere il Pd di Matteo Renzi, dopo le elezioni politiche.
BERLUSCONI E SALVINI CANE E GATTO Ecco perché i ballottaggi assumono una straordinaria importanza. Perché è evidente che Berlusconi e Salvini si sono simpatici come cane e gatto. È chiaro che il capo della Lega non sopporta la storica primazia del Cav. Ed è chiaro che il Cav. accarezza l’idea di un’alleanza con un Matteo che si chiami Renzi e non Salvini.
L’AIUTINO SUL CASO CONSIP Queste, diciamo, sono (poco attraenti) intenzioni e (ragionevoli, diffuse) interpretazioni. Ma i fatti, nudi e crudi, sono assai più persuasivi: ieri, su La Verità, Luca Telese ha dimostrato che ancora una volta Forza Italia puntualmente sostiene il Pd, in caso di necessità. E del resto gli amici si vedono nel momento del bisogno. Si profila un nuovo Nazareno! Non era semplice salvare Renzi dal voto contrario, al Senato, sulla scandalosa decisione di stendere un velo, macché, una coltre, macché, una doppia coperta imbottita sull’imbarazzante – per il ministro Luca Lotti e per il papà dell’ex premier- caso Consip. I senatori berlusconiani vi sono riusciti.
UN SEGNALE DAI BALLOTTAGGI Dunque i ballottaggi, domenica, possono diventare – facendo sentire la volontà degli elettori – un segnale fondamentale: il centrodestra, se è unito, vince. E se domenica vince, alle politiche sarà inevitabile che Berlusconi e Salvini smettano di fare i capricci e trovino un’intesa.
E ALLE POLITICHE SARÀ IN BALLO IL PREMIER Di più: alle politiche saranno in gioco il nome e il ruolo del premier. Verosimile che non possa esserlo Renzi, a meno di una clamorosa, improbabile affermazione. Ma, se Berlusconi insisterà a dare via libera al Pd, sarà obbligato comunque ad accettare un Paolo Gentiloni bis o un altro come lui, un Padoan, un Del Rio, un Calenda… Viceversa, se alle politiche il centrodestra unito ottenesse uno schietto e incoraggiante successo, avrebbe l’autorevolezza, se non addirittura i numeri, per chiedere l’insediamento a Palazzo Chigi di un premier di sua fiducia.
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