“Sono tranquillo e sereno. Mi sembra che l’epilogo della vicenda ‘Ballarò’ fosse segnato già dell’inizio.” Così l’ormai ex conduttore del programma di informazione di Rai Tre Massimo Giannini commenta a 24Mattino su Radio 24 la decisione della Rai legata a ‘Ballarò’. “Ero consapevole che il clima politico retrostante non era certo favorevole e non avrebbe portato a un rinnovo del mio contratto e a un prolungamento della stagione di ‘Ballarò’, che peraltro io stesso io non avrei mai voluto, così come si è delineata in questi due anni”.
“Sono il primo a dire – continua Giannini a Radio 24 – che il format andava cambiato profondamente già due anni fa, quando avevo preso le redini del programma. A suo tempo non era stato possibile perché la Rai aveva intenzione di difendere il suo martedì, il suo brand e quindi anche di difendere quel format. Qualche cambiamento l’abbiamo apportato, adesso era ora di cambiare e io ero pronto a farlo, però sono state fatte scelte diverse. Rottamazione, ma non voglio fare il martire o la Giovanna d’Arco della situazione”.
Alla richiesta di precisare se il termine rottamazione è inteso come rottamazione dell’azienda o della politica, Massimo Giannini risponde: “Potrei dire che c’è stata una sorte di editto bulgaro. Sappiamo bene quante volte il presidente del Consiglio Renzi ha attaccato i talk del martedì.” E Giannini continua: “Poi ci sono stati diversi interventi a gamba tesa dei parlamentari del Pd in Commissione di vigilanza, e sappiamo bene che è stato chiesto anche il mio licenziamento. È chiaro che una qualche influenza del clima politico, anche sulle scelte dei nuovi vertici Rai, potrebbe averla determinata. Non la strumentalizzo e non mi faccio strumentalizzare – conclude l’ex conduttore di ‘Ballarò’ – ma sarei un ingenuo se non vedessi il contesto in cui certe decisioni sono maturate”.
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