Richieste di scarcerazione respinte dai giudici alle prese con la vicenda del giro di prostituzione a Roma, nel quartiere Parioli, tra cui una 14enne e una 15enne. Restano in cella tre degli indagati: lo sfruttatore Mirko Ieni, la madre di una delle ragazzine e uno dei clienti, Riccardo Sbarra. Nunzio Pizzicalla, l’altro presunto sfruttatore, aveva invece gia’ rinunciato al parere dei giudici. Il tribunale del riesame di Roma ha respinto le istanze di scarcerazione discusse ieri in aula per i tre perche’ le esigenze di custodia cautelare non si sono attutite. E ora si punta anche a tirare fuori la sfilza di persone, decine, che pagavano le ragazzine per fare sesso. Per ora sarebbero 20-30 gli uomini, la maggior parte gente facoltosa tra cui imprenditori e avvocati, che avrebbero consumato i rapporti con le adolescenti. Clienti i cui numeri dei cellulari sono rimasti nei portatili delle ragazzine o nelle chat nelle quali concordavano incontri, prezzi, prestazioni. Ma tra le vittime sfruttate potrebbero esserci anche alcune amiche e conoscenti delle due adolescenti. Anche queste, naturalmente, minorenni. Una pista che gli investigatori stanno seguendo attraverso la serie di tabulati e il fiume di contatti e telefonate che avvenivano ogni giorno.
Il tribunale del riesame si e’ pronunciato oggi solo su tre dei cinque arrestati il 28 ottobre scorso in quanto degli altri due, entrambi presunti sfruttatori della prostituzione minorile, uno, Mario De Quattro, ha ottenuto ieri gli arresti domiciliari per motivi di salute, mentre il secondo, Nunzio Pizzicalla, ha rinunciato a fare ricorso. E’ proprio da un’intercettazione di quest’ultimo che emerge l’ennesimo elemento inquietante: era alla "ricerca di altre ragazze anche attraverso l’aiuto" della sedicenne gia’ coinvolta nella vicenda. In una conversazione con una delle ragazze aveva detto: "Mi ha chiamato il signore di oggi, gli hai dato buca, lo sto facendo uscire con un’altra ragazza, ci e’ rimasto male". In un’altra proseguiva: "Fammi sapere per la ragazza perche’ quando vengo a Roma voglio divertirmi, posso anche farla lavorare con te".
Nel ruolo di aguzzino sfruttatore si era calata anche la madre della ragazzina 14enne, una delle due minori al centro dell’inchiesta, che minacciava la figlia di ritirarla dalla scuola se non fosse riuscita a conciliare l’attivita’ di prostituzione con lo studio. Ma la ragazzina ribatteva: "io voglio andarci… mamma io ci voglio andare pero’ non voglio andarci senza aver fatto i compiti". E da qui gli orari per l’organizzazione del pomeriggio tra studio e prostituzione: "dall’una alle tre puoi studia’ – imponeva la madre – tanto tu vai sempre alle tre li’". Ma la scuola frequentata dalla ragazzina aveva notato dei problemi riguardo al comportamento e alle numerose assenze della studentessa e per questo si era attivata con i docenti, la preside e i servizi sociali. Ma la mamma adduceva scuse con la scuola. Giustificava il tutto con una banale scusa. "Sta male", diceva, e cercava di evitare che troppe attenzioni da parte della scuola si concentrassero sulla figlia, dopo che la preside aveva anche ipotizzato una segnalazione.
Non si da’ pace la zia della 14enne, sorella della madre arrestata. "Giorni fa mi ha detto ‘zia, io te lo volevo dire, ma mi vergognavo troppo’ – dice – Ma prima non mi ha mai raccontato, mi raccontava piu’ che altro come si sentiva. Quanto a mia sorella lei non sapeva tutto, ha avuto una vita difficile, ha subito violenze".
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