L’autoradio è un bene considerato ormai inscindibile dall’automobile, qualcosa che siamo tutti abituati ad avere, dandola per scontata quasi fosse un elemento costitutivo come le ruote o il motore, come i freni o la trasmissione. Un’abitudine talmente forte per milioni di automobilisti tanto che quando poi viene a mancare per qualche motivo, ad esempio un guasto, la cosa ci infastidisce particolarmente, proprio come se all’automobile mancasse qualcosa di importantissimo. Quante canzoni abbiamo scoperto grazie all’autoradio? Quante volte essa ha allietato i viaggi più lunghi, quasi donando atmosfere particolari ai suggestivi paesaggi attraversati? Non solo musica ma anche voci, programmi divertenti, notizie e curiosità dal mondo. Se la radio nelle abitazioni ha ceduto il posto ad altri media, rimane l’unica regina all’interno delle automobili di tutto il mondo (fortunatamente nessuno guida guardando uno schermo…o quasi). Una domanda che in pochi si fanno è “quando ha avuto inizio questo fenomeno?” Cerchiamo di capire insieme le origini dell’autoradio e del suo successo, facendo un piccolo tuffo nel passato.
Innanzitutto è bene precisare che il concetto stesso di autoradio è antico tanto quanto quello di radio: prima che un’azienda (e che azienda!) prendesse l’iniziativa, alcuni tra i primissimi radioamatori, i più ricchi e fortunati, iniziarono a smanettare sulle proprie automobili montando le vecchie e imponenti radio dell’epoca: correvano i rocamboleschi anni ’20 del ‘900 e lo spirito di innovazione galoppava selvaggio negli USA, dove si facevano questi esperimenti di meccanica che, inutile dirlo, non andavano sempre a buon fine data la tecnologia antiquata dell’epoca e le notevoli dimensioni sia di radio che di automobili. Si trattava di individui benestanti, dicevamo, perché tale operazione poteva costare il corrispettivo di 3000 euro di oggi. Ben presto il tentativo venne fatto da due intenditori di radio, i leggendari Joseph e Paul Galvin, sicuramente due innovatori nel settore, visto che crearono finalmente la prima vera autoradio fatta come si deve e la chiamarono Motorola, nel 1928! Esatto, la Motorola che ora tutti conosciamo parte proprio da qui, dall’autoradio. Il nome significa “suono in movimento” e l’invenzione, in quel lontano terzo decennio del secolo scorso, era talmente grande da rendere necessario parecchio spazio prima riservato al bagagliaio. Naturalmente, entro pochi anni altre aziende seguirono l’esempio dei fratelli Galvin, come la ditta Blaupunkt nel 1932 o l’inglese Crossley alla fine del 1933. Purtroppo bisognerà aspettare la fine della seconda guerra mondiale per assistere all’invenzione che darà davvero impulso alla tecnologia dell’autoradio e della radio in generale, ovvero il transistor, nel 1948 ad opera di Shockley, Brattain e Barden, tre ricercatori dell’americanissima Bell, inossidabile azienda di telefonia statunitense. Prima del transistor, infatti, la tecnologia radio si basava su grosse, scomode e ingombranti valvole, fattore che limitava moltissimo il vero sviluppo dell’autoradio. Sviluppo che, dopo la guerra, divenne una rapida evoluzione tecnologica, riducendo le dimensioni e aumentando l’efficienza meccanica, fino ad arrivare al nuovo “salto in avanti” di oggi, costituito dalla tecnologia digitale.
L’autoradio rimarrà probabilmente un punto fermo nelle nostre vite e finché ci saranno automobili, ci saranno autoradio. Un’accoppiata di tecnologie che ha accompagnato romanticamente lo sviluppo industriale, tecnologico e sociale dal secolo scorso ad oggi. Come diceva Marshall McLuhan, la radio è un medium caldo, diverso dal video e in grado di regalarci emozioni uniche. In fondo cosa può Youtube di fronte alla magia di un viaggio sulla Route 66, ascoltando la calda voce del nostro DJ preferito tra un pezzo e un altro?