Andiamo per ordine. Lo scorso 12 giugno Chris Grove, CEO di Scalabrini, ha inviato una lettera alle famiglie dei residenti, annunciando la chiusura delle residenza storica, casa di cura che fu acquistata nel 1999 da Scalabrini dalla Congregazione delle piccole Sorelle dei poveri.
Scalabrini è un’organizzazione non profit che dà la possibilità ai tanti anziani italiani di passare gli ultimi giorni della vita in serenità e in compagnia. Da settembre prossimo questi anziani devono trovarsi altra sistemazione; in realtà sono state proposte loro altre sedi che Scalabrini ha, ma purtroppo lontane e poco convenienti da parte dei familiari.
Ricordiamo che i villaggi Scalabrini sono stati fondati da padre Nevio Capra, che tra l’altro è anche fondatore del Co.As.It. Questi villaggi sono stati costruiti per la maggior parte con offerte e contributo volontario da parte di tutta la comunità italiana.
Ad oggi non si capisce il reale motivo della chiusura. Grove, intervistato da diverse testate giornalistiche, ha dichiarato; “L’edificio ha più di 60 anni e richiede una manutenzione estesa, continua ed eccessiva per mantenerlo nelle condizioni che ci consentono di fornire un’assistenza eccellente ai nostri residenti”.
La riposta è poco credibile e mi sa tanto di presa per i fondelli. La realtà, che piaccia o no, è che Scalabrini recentemente ha aperto un nuovo centro a pochi chilometri da Drummoyne, costato 90 milioni di dollari australiani. Sembra che il budget fosse di 50 milioni, adesso fate voi i calcoli e trovate voi la risposta.
Non mi si venga a dire che un edificio del genere, come sostiene Grove, non si può restaurare. “Nel corso degli anni abbiamo esaminato una serie di opzioni per il sito e ci siamo consultati con molti esperti tra cui ingegneri, architetti e costruttori per capire cosa si poteva fare”, ha dichiarato Grove.
Quindi se non è possibile nessuna restaurazione, possiamo sapere cosa ne sarà della sede? Verrà demolita? No, perché secondo il contratto quel terreno non può essere usato per altri usi se non per una casa di cura.
Diversi membri della comunità da giorni stanno chiedendo al consiglio di amministrazione attraverso il loro CEO di essere ascoltati, senza alcun esito: di fatto la comunità italiana è stata abbandonata.
Scalabrini è un ente no profit che è stato sempre sostenuto dalla comunità italiana, mi auguro che tutti i nostri organi rappresentativi facciano sentire la loro voce, lo dobbiamo ai tanti anziani che sono in questi villaggi, alle famiglie e soprattutto per rispetto a tutti gli italiani che hanno reso l’Italia in Australia grande con grandi sacrifici; non possiamo starcene zitti e far passare questa cosa in silenzio, perché a volte il silenzio uccide più di un colpo di pistola.
Voglio sperare che il COMITES e i nostri rappresentati eletti all’estero prendano seriamente in considerazione questa cosa. Rivolgo anche un accorato appello ai membri del parlamento Australiano di origini italiane; nei prossimi giorni mi recherò personalmente alla sede centrale e cercherò di contattare il comitato delle famiglie per capire le azioni che possiamo portare avanti.
Rivolgo un appello anche alla nostra comunità, affinché teniamo alta l’attenzione sulla vicenda e soprattutto facciamo squadra su questa cosa: lo dobbiamo ai tanti anziani nostri connazionali e a chi come Padre Nevio ha fondato queste strutture.