Da alcuni anni la Fondazione Migrantes pubblicava il Rapporto Italiani nel Mondo prima dell’estate. Quest’anno si è deciso di mantenere nello stesso periodo un’anticipazione del Rapporto 2013 che, per una maggiore completezza di dati e per il coinvolgimento delle istituzioni civili ed ecclesiali, del mondo accademico e delle associazioni, sarà presentato in autunno.
Tra le novità, alcune indagini e ricerche promosse ad hoc dalla Fondazione Migrantes. Da citare per esempio il Progetto A.M.I.C.O. (Analisi della Migrazione degli Italiani in Cina Oggi), che mira ad analizzare l’esperienza lavorativa e di vita degli italiani in Cina e gli aspetti che rendono sempre di più il paese una meta per l’emigrazione.
L’indagine – che sarà presentata integralmente nel 2014 – è ancora in corso. È stato elaborato, a tal proposito, un sondaggio on line al fine di rilevare le caratteristiche della “migrazione sommersa”, di coloro cioè che risiedono in Cina per brevi periodi e che quindi non risultano iscritti all’Aire.
Nel 2013, rispetto all’anno precedente, sono stati registrati in Asia più di 3.500 italiani residenti. Il paese maggiormente interessato da questi spostamenti di residenza è stato la Cina la cui comunità italiana è costituita da oltre 6.700 unità (+905 italiani residenti nel 2013). La popolazione italiana residente in Cina nel 2013 è triplicata rispetto al 2006 (+239%), con un picco di trasferimenti nel 2009 (+25%). Tra gli “italiani” che decidono di trasferirsi in Cina, si sta facendo strada una categoria partico-lare: quella dei cinesi di “ritorno”, ovvero i cittadini cinesi nati o cresciuti nel Belpaese che, grazie ai titoli di studio acquisiti in Italia e alla padronanza della lingua italiana e cinese, si la-sciano alle spalle la recessione in Europa per cavalcare l’ondata di crescita del Dragone.
«I nuovi e numerosi dati, ma soprattutto i lavori di studio e di ricerca che saranno presenti nel Rapporto Italiani nel Mondo 2013 – commenta mons. Giancarlo Perego, Direttore generale del-la Migrantes – costituiscono un invito a superare le facili letture approssimative, che riducono gli emigrati italiani ai soli “cervelli in fuga” (anche perché ad emigrare sono persone nella loro interezza umana e dignità) e a prendere in considerazione la molteplicità di storie, di vissuti e di condizioni di persone e famiglie italiane in emigrazione, che rappresentano una tra le più significative espressioni della vita del nostro Paese, ma anche della dimensione globale del mondo odierno».
I cittadini italiani residenti all’estero nel 2013: i dati Aire Secondo l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) del Ministero dell’Interno al 1 gennaio 2013 i cittadini italiani residenti fuori dei confini nazionali sono 4.341.156, il 7,3% dei circa 60 milioni di italiani residenti in Italia. L’aumento, in valore assoluto, rispetto allo scorso anno è di 132.179 iscrizioni, +3,1% rispetto al 2012.
La ripartizione continentale rimarca, ancora una volta, che la maggior parte degli italiani residenti fuori dalla Penisola si trova in Europa (2.364.263, il 54,5% del totale); a seguire l’America (1.738.831, il 40,1% del totale) e, a larga distanza, l’Oceania (136.682, il 3,1%), l’Africa (56.583, l’1,3%) e l’Asia (44.797, l’1,0%).
Dal confronto dei dati Aire disaggregati per continenti dell’ultimo triennio emergono riflessioni interessanti: l’aumento più vistoso riguarda, infatti, la comunità italiana in Asia (+18,5%) e, a seguire, l’America (+6,8%), l’Africa (+5,7%), l’Europa (+4,5%) e l’Oceania (+3,6%) per un aumento totale nel triennio 2011-2013 del 5,5% sul piano nazionale. Nel biennio 2012-2013, invece, il trend positivo dell’Asia continua (+8,6%) come a dire che effettivamente anche l’Italia, come il resto del mondo, ha volto lo sguardo alle mille opportunità offerte, oggi, dall’Oriente.
Le comunità di cittadini italiani all’estero numericamente più incisive continuano ad essere quella argentina (691.481), quella tedesca (651.852), quella svizzera (558.545), la francese (373.145) e la brasiliana (316.699) per restare alle nazioni che accolgono collettività al di so-pra delle 300 mila unità. A seguire, il Belgio (254.741), gli Stati Uniti (223.429) e il Regno Uni-to (209.720).
Il 52,8% (quasi 2 milioni e 300 mila) degli italiani residenti all’estero all’inizio del 2013 è par-tito dal Meridione, il 32% (circa 1 milione 390 mila) dal Nord e il 15,0% dal Centro Italia (po-co più di 662 mila).
La Sicilia, con 687.394 residenti, è la prima regione di origine degli italiani residenti fuori dalla Penisola seguita dalla Campania, dal Lazio, dalla Calabria, dalla Lombardia, dalla Puglia e dal Veneto. Il confronto dei valori regionali del biennio 2012-2013 fa emergere la particolare di-namicità che, nell’ultimo anno, ha caratterizzato in particolare la Lombardia (+17.573), il Ve-neto (+14.195) e, solo successivamente, la Sicilia (+12.822). Si assiste a un ritorno del prota-gonismo del Nord Italia come territori di partenza a discapito delle regioni del Sud dove pro-babilmente la crisi da fattore di spinta si è trasformata in causa di impedimento allo sposta-mento. Il Settentrione, invece, nonostante la recessione economica, si caratterizza per essere attualmente un’area particolarmente interessata dagli spostamenti verso l’estero.
L’analisi delle presenze all’estero per origine provinciale evidenzia la preminenza delle regio-ni del Sud Italia. Ad esclusione di Roma, prima in graduatoria con più di 298 mila residenti, seguono soprattutto province siciliane e campane. In particolare nella graduatoria delle prime 10 province si susseguono Cosenza (152.403), Agrigento (152.403), Salerno (119.095), Napoli (113.787), Catania (108.413), Palermo (107.658) e Avellino (102.230). In nona posizione si trova Milano (98.583) e, a chiudere, vi è Potenza (95.653). Roma e Milano, rispettivamente con +8.838 e +5.794 unità, sono le province che hanno registrato gli aumenti più consistenti dal 2012 al 2013. Seguono Cosenza (+4.802) e Torino (+4.132).
A livello generale considerando i comuni con il numero maggiore di iscritti all’Aire Roma, con 274.249 iscrizioni, apre l’elenco seguita da altre 7 “grandi” città italiane – Milano, Napoli, To-rino, Genova, Palermo, Trieste, Catania – anche se con numeri molto distanziati dalla Capitale di Italia. A seguire il primo “piccolo” comune, Licata, l’unico non capoluogo tra i primi dieci.
Considerazioni alla luce dei nuovi dati La redazione del Rapporto Italiani nel Mondo sarà anche quest’anno costituita da numerosi protagonisti che dall’Italia e dall’estero stanno mettendo a punto riflessioni specifiche su un tema tanto vasto quanto sempre più attuale alla luce di quanto oggi accade al nostro Paese e alla nostra società. Gli ultimi dati Istat relativi alle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche da e per l’estero attestano che nel 2011 i rimpatri sono stati 385.793 di cui 354.327 hanno riguar-dato gli stranieri, mentre gli espatri sono stati, in totale, 82.461 e, di questi, 32.404 hanno avu-to come protagonisti gli stranieri.
Detto in altri termini, nel solo anno 2011 sono tornati dall’estero 31.466 (+3.274 rispetto al 2010) italiani a fronte di 50.057 partenze (+10.512 rispetto al 2010). Il numero degli espatri è il più alto registrato dal 2000. Gli italiani emigrati per l’estero hanno in media 34 anni e sono uomini nel 53,1% dei casi. Tra coloro che sono rimpatriati, invece, prevalgono le donne (51,9%) con un’età media di 36 anni e mezzo. Sul fronte delle cancellazioni per l’estero, i dati del 2011 testimoniano una maggiore propensione allo spostamento delle regioni del Centro-Nord a partire dalla Lombardia (9.717) che è seguita, nell’ordine, dal Lazio (4.843), dal Veneto (4.596) e dalla Sicilia (4.566).
Dall’Italia dunque non solo si emigra ancora, ma si registra un aumento nelle partenze che impone nuovi interrogativi e nuovi impegni.
Una serie di dati così articolata costituisce un invito a superare le letture banali, che limitano gli emigrati italiani ai soli “cervelli in fuga” – termine fortemente riduttivo della complessità delle esperienze e dei percorsi di vita – e a prendere in considerazione la molteplicità di sto-rie, di vissuti e di condizioni, che nel loro insieme costituiscono una tra le più significative espressioni della dimensione globale del mondo odierno.
L’evoluzione accelerata che sta conoscendo la mobilità italiana e le sue prospettive portano a chiedersi se la rappresentazione che si ha oggi del fenomeno risponda in maniera adeguata al-la realtà. Ciò vale tanto per gli studiosi, quanto più, probabilmente, per i politici che devono poter usufruire di strumenti di lettura adeguati per poter sviluppare uno sguardo lungimiran-te e proiettato nell’operatività dell’oggi e del domani.
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