Con la Circolare n. 34 del 28 febbraio u.s. l’Inps ha fornito le prime istruzioni amministrative e procedurali in relazione agli effetti che l’introduzione dell’Assegno unico produce sulla disciplina dell’Assegno per il nucleo familiare e degli Assegni familiari (AF). Purtroppo la Circolare ha impietosamente evocato il fatto, per noi parlamentari che rappresentiamo gli italiani all’estero, che sebbene sia passato quasi un anno dall’entrata in vigore della legge delega sull’Assegno unico, l’Inps non è attualmente in grado di chiarire quali siano i riflessi della nuova prestazione di Assegno unico sulla normativa comunitaria e in regime di accordi bilaterali di sicurezza sociale (e quindi in merito ai diritti dei residenti all’estero percettori dell’Anf)”. Lo dichiarano in una nota congiunta l’On. Angela Schirò e il Sen. Fabio Porta, PD.
“L’Istituto previdenziale italiano afferma infatti nella sua ultima Circolare che verranno fornite successive istruzioni!!! In parole povere ciò significa che nonostante il Governo, i ministeri competenti e lo stesso Inps abbiano avuto un anno di tempo per capire se il requisito della residenza e domicilio in Italia per aver diritto all’Assegno unico fosse (sia) compatibile con le norme di diritto internazionale, ancora non è stato sciolto il dubbio e i nostri connazionali dovranno ancora attendere per una risposta definitiva (giova ricordare che è quasi un anno che ci attiviamo con interventi politici e legislativi per informare e sensibilizzare il Governo sulle conseguenze negative che l’eliminazione delle detrazioni e degli assegni framiliari per figli a carico avrà per gli italiani all’estero).
Nel frattempo però – ci ricorda l’Inps – solo fino al 28 febbraio u.s. l’Assegno per il nucleo familiare e gli assegni familiari sono stati indicati quali prestazioni familiari rientranti nei regolamenti comunitari di sicurezza sociale e nell’ambito di applicazione materiale degli accordi bilaterali di sicurezza sociale stipulati dall’Italia.
Le prestazioni familiari quindi (ma anche le detrazioni per figli a carico) non saranno più “esportabili” all’estero a partire dal 1° marzo.
Ovviamente siamo consapevoli della complessità della normativa e del problematico intreccio con il diritto internazionale ma sinceramente dispiace dover constatare l’incomprensibile e imperdonabile ritardo da parte del Governo nel chiarire aspetti cruciali e vitali della normativa in rapporto ai diritti acquisiti dai nostri connazionali in materia fiscale e previdenziale, considerato che noi parlamentari del Partito democratico, insieme al sindacato Unsa-Confsal, sono mesi che sollecitiamo interventi positivi e risolutivi”, concludono i parlamentari dem.