‘Ci sono nuvole all’orizzonte’: era la fine del 2006 quando l’ambasciata americana a Quito avverti’ Washington di una possibile vittoria del socialista Rafael Correa alle elezioni in Ecuador, che oggi ha concesso l’asilo politico al cofondatore di Wikileaks, Julian Assange. L’avvertimento dell’ambasciata Usa sui ‘rischi’ derivanti da una vittoria di Correa, ‘il candidato dell’estrema sinistra’, e’ solo uno dei tanti testi filtrati, proprio via Wikileaks, dalla rappresentanza diplomatica americana a Quito. Correa vinse in effetti le elezioni nel gennaio del 2007 e da quel momento entro’ in rotta di collisione con la stampa dell’opposizione, controllata da gruppi privati.
Il presidente e’ stato ripetutamente criticato da partiti ed associazioni locali, cosi’ come da organismi internazionali, per una serie di iniziative, in particolare dopo la chiusura di sei emittenti radio e due reti tv, nel giugno scorso. L’opposizione gli contesta inoltre la decisione, annunciata il 28 luglio, di abolire ogni pubblicita’ dello Stato ai media che definisce ‘la stampa mercantilista’. I casi piu’ noti riguardano due quotidiani, La Hora e El Universo, testate denunciate da Correa dopo la pubblicazione di articoli ed editoriali contrari alla sua linea politica sulla base di una legge che punisce con gravi sanzioni i colpevoli di ‘minacce o ingiurie che offendono il Capo di Stato’. Alcuni dei dirigenti dell’Universo sono stati condannati alla prigione e a multe, ma Correa ha poi concesso loro il ‘pubblico perdono’. Secondo il direttore di Human Rights Watch, Jos‚ Miguel Vivenco, tali azioni rappresentano ‘un attacco alla liberta’ di espressione’.
Reporter Senza Frontiere ha da parte sua riconosciuto l’esistenza di ‘alcuni eccessi commessi in passato dalla stampa privata’, sottolineando pero’ che ‘e’ responsabilita’ di un capo di Stato garantire la concordia fra i cittadini. Il rispetto che esige un presidente eletto democraticamente e il suo mandato presuppongono anche il rispetto dei suoi oppositori e critici’.
Correa ha nelle ultime settimane mantenuto la sua linea con i media. Durante un intervento in tv lo scorso 28 luglio, rivolgendosi al suo ministro della comunicazione, Fernando Alvarado, gli ha ordinato: ‘D’ora in poi, lei non mandera’ piu’ pubblicità ai media ‘mercantilisti’ ‘, aggiungendo che ‘non ha senso che chi trae vantaggio dai soldi degli ecuadoregni siano gli affari di sei famiglie che hanno in mano il paese. Basta con la pubblicita’ ufficiale, adesso – ha tuonato – e’ finita!’.
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