Sia il ministero della Pubblica istruzione che quello della Sanità hanno l’obbligo di informare i giovani e non solo dei sospetti che ruotano intorno all’aspartame, un dolcificante artificiale che potrebbe essere nocivo alla salute. Tali sospetti esistono da tepmo: da più parti si era paventato che questa sostanza potesse provocare il cancro. Recentemente due nuove ricerche hanno gettato altre ombre inquietanti sull’aspartame.
L’aspartame è un dolcificante contenuto in diverse migliaia di alimenti industriali, soprattutto quelli definiti “light”, ovvero leggeri (verrebbe da chiedersi da quale punto di vista…), che vanno dalle bevande analcoliche agli yogurt, passando per una miriade di dolciumi e snack, tra cui chewing gum e caramelle. L’aspartame è presente persino in molti alimenti per l’infanzia e in svariati farmaci, in primo luogo quelli per bambini.
Un grande studio condotto in Danimarca su 60.000 persone ha scoperto che l’uso abituale di dolcificanti artificiali in gravidanza incrementa il rischio di parto prematuro di una percentuale che va dal 38 al 75%, a seconda delle quantità ingerite. Considerando che le donne incinte sono tra i maggiori consumatori di dolcificanti, che vengono preferiti allo zucchero nel tentativo di evitare di ingrassare in gravidanza, c’è di che riflettere.
Un’altra recente ricerca, in questo caso svolta in Italia dall’Istituto Ramazzini, punta il dito sui legami tra uso di aspartame e aumento significativo di tumori, in particolare di fegato e polmone.
Ormai da un decennio l’Istituto Ramazzini si dedica allo studio dell’aspartame e già nel 2007 aveva messo in luce un aumentato numero di leucemie e linfomi nei topi a cui era stato somministrato questo dolcificante. La nuova ricerca, anch’essa eseguita sui topi, ha evidenziato che gli animali da laboratorio che avevano assunto alte dosi di aspartame nel corso della loro vita hanno sviluppato un carcinoma epatico nel 18% dei casi e un tumore polmonare nel 13%.
L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), che ha sede a Parma, dopo la ricerca del 2007 aveva emanato notizie tranquillizzanti sull’utilizzo dell’aspartame. Da più parti si attende adesso un nuovo parere dell’EFSA, che si auspica improntato se non altro al principio di precauzione (ovvero, non si usa un prodotto sospetto finché non si è dimostrato sicuro e non, invece, lo si utilizza finché non si scopre definitivamente che è pericoloso).
Nel frattempo c’è una domanda che, un po’ provocatoriamente e nello spirito della naturopatia, ci sentiamo di porvi: perché non smettere del tutto di dolcificare? L’abitudine al sapore dolce, così come quella al salato, si acquisisce e si perde facilmente. E’ sufficiente provarci con gradualità. Basta cominciare a togliere un singolo granello di zucchero o di dolcificante dal nostro cucchiaino o dalla bustina. E ricordarsi di farlo anche domani, dopodomani e il giorno successivo ancora. Da un giorno all’altro non verrà percepita alcuna differenza di sapore e in un mese si sarà eliminato, completamente e senza sacrifici, lo zucchero o il dolcificante, rinunciando a sostanze che per l’organismo non hanno alcuna utilità dal punto di vista nutrizionale e fisiologico e guadagnandone in salute.
E quando ci si godrà (saltuariamente, beninteso…) una fetta di torta – meglio se fatta in casa con ingredienti genuini – o un gelato – possibilmente artigianale – lo si potrà fare a cuor leggero, in sicurezza e tranquillità. Perché non è quello che facciamo una volta ogni tanto che inciderà sulla salute, ma ciò che ripetiamo tutti i giorni della nostra esistenza.
In conclusione, crediamo che sia il ministro della Pubblica istruzione che quello della Sanità dovrebbero informare i giovani – ma non solo loro – sui pericoli a cui si potrebbe andare in contro, nel caso si abusasse di tale dolcificante artificiale. Magari anche con dei corsi specifici nelle scuole e attraverso campagna mirate sui più diffusi social network.
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