Pescare costera’ di piu’ d’ora in poi, e di conseguenza costeranno di piu’ i prodotti ittici. Per la prima volta i pescatori dovranno pagare l’iva sul gasolio che, per le grosse imbarcazioni, non e’ cosa di poco conto. Dal 17 gennaio, con l’entrata in vigore della Legge comunitaria 2010, verra’ introdotto per la pesca costiera il regime Iva del 10 per cento applicato al carburante.
"Un’introduzione storica in un momento cosi’ delicato per l’economia ittica, che negli ultimi due anni ha visto aumentare il costo del gasolio del 30 per cento" afferma in una nota Federcoopesca-Confcooperative che evidenzia come i costi per l’acquisto del carburante superino anche del 70 per cento i costi generali di gestione di un peschereccio. Secondo l’associazione di categoria, la spesa annua per un’imbarcazione media destinata alla pesca a strascico per 180 giornate di lavoro e 12 ore di attivita’ giornaliera si aggirera’ intorno ai 9 mila euro. Per un peschereccio a strascico di grandi dimensioni che lavora 180 giorni in un anno per una media di 12 ore al giorno la spesa in piu’ per il carburante si aggira attorno ai 30 mila euro l’anno.
Il prezzo del gasolio ha subito forti aumenti nei mesi scorsi. Si e’ passati dai 0,53137 €/kg di gennaio 2010, ai 0,68378 €/kg di gennaio 2011 fino ai 0,75890 €/kg di dicembre. L’Iva aggiunta al prezzo industriale del carburante potra’ essere recuperata dalle imprese al momento della vendita del prodotto ittico. La legge 15 dicembre 2011, n. 217("Comunitaria 2010")- pubblicata sul G.U. del 2 gennaio 2012-, prevede infatti all’l’articolo 8 che la pesca costiera (tutta e non solo la costiera locale) vedra’ aggiungere l’Iva al prezzo industriale del carburante, anche se tale Iva potra’ essere recuperata su quella riscossa dalla vendita del prodotto ittico. L’applicazione dell’Iva sul carburante deriva dalla norma che esclude le provviste di bordo – quindi il carburante – per le imbarcazioni adibite alla pesca costiera, dalla non imponibilita’ Iva. Restano, invece, non imponibili le cessioni di navi adibite alla navigazione in alto mare e destinate all’esercizio di attivita’ commerciali o della pesca nonche’ le cessioni di navi adibite alla pesca costiera o ad operazioni di salvataggio o di assistenza in mare, ovvero alla demolizione, escluse le unita’ da diporto. Il problema e’ che in questo modo i pescatori si trovano di fatto a dover anticipare il denaro. "Chi esce in mare lo fa affrontando da subito un costo maggiore senza sapere se e quanto riuscira’ a pescare", spiega Federcoopesca. "I pescatori, poi, riescono ad incidere ancora poco sul prezzo di vendita del prodotto. Se rincari ci saranno a beneficiarne saranno solo altri attori della filiera" spiega l’associazione indicando nei pescatori e nei consumatori, i soggetti che subiranno di piu’ il peso di questa introduzione.
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