Giovedì 7 dicembre si è dato il primo importante passo verso la realizzazione del Museo dell’Immigrazione Italiana a Buenos Aires.
Il Ministro dello Sviluppo Economico e della Produzione del Governo della Città Autonoma di Buenos Aires, José Luis Giusti, e il Coordinatore MAIE di Buenos Aires Dario Signorini, in veste di Presidente della FEDIBA – la potente Federazione delle Associazioni italiane di Buenos Aires – hanno apposto la firma sul documento che concede l’uso della terra in cui sorgerà il Museo dell’Immigrazione Italiana, edificio che si troverà davanti al Monumento a Cristoforo Colombo, sulla costa del Rio de La Plata.
L’atto della firma si è tenuto alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia Fabrizio Lucentini e del Console Generale a Buenos Aires Carmelo Barbera.
“Si tratta di un risultato storico, a favore del rafforzamento delle relazioni tra il popolo italiano e quello argentino”, dichiara Signorini, che avviandosi alla conclusione aggiunge: “Siamo molto grati al Ministro Giusti, alla sua squadra e all’Amministrazione Comunale per questa dimostrazione di impegno nei confronti della comunità italiana in Argentina”.
Da parte sua il Presidente del MAIE Ricardo Merlo, uomo cresciuto dentro l’Associazionismo di volontariato in Argentina, ha aggiunto: “Desidero esprimere le più vive congratulazioni al nostro Dario Signorini per lo storico risultato ottenuto. E’ un dirigente con una brillante traiettoria all’interno della comunità italiana a Buenos Aires; Signorini continua a lavorare senza sosta, senza fermarsi mai: anche grazie a persone come lui la nostra comunità acquisisce sempre maggiore peso a Buenos Aires”.
“La strategia politico-istituzionale, insieme all’instancabile lavoro di Dario, hanno dimostrato che con intelligenza, perseveranza e lavoro gli obiettivi prima o poi si raggiungono”.
“Un grazie carico di riconoscenza all’Ambasciatore Lucentini – conclude il presidente Merlo –, che ha dimostrato da subito, e ancora di più in questa occasione, una grande sensibilità verso la nostra comunità organizzata”.