Bond argentini in calo in attesa dell’udienza in programma domani sulla ‘battaglia’ fra gli hedge fund e Buenos Aires sul debito dell’Argentina e in vista di un possibile default del Paese nel caso in cui non onorasse i propri impegni sul pagamento del debito entro il 30 luglio.
Il giudice Thomas Griesa dovra’ valutare la richiesta dei titolari di bond e delle banche di consentire il pagamento di 539 milioni di dollari, ora bloccato dalla decisione della Corte Suprema americana, che ha stabilito che gli hedge fund dovranno essere pagati allo stesso momento di coloro che hanno aderito al concambio. Ai fondi speculativi Buenos Aires dovrebbe pagare 1,5 miliardi di dollari, che non vuole versare contemporaneamente al pagamento degli altri creditori perche’ scatterebbe la clausola Rufo (Rights upon future options), che consente ai titolari di bond di chiedere rimborsi maggiori nel caso in cui l’Argentina paghi di piu’ chi non ha accettato lo swap. Buenos Aires stima che se la clausola scattasse il ‘conto’ da pagare salirebbe a livelli inaccettabili, fino a 120 miliardi di dollari. Da qui la richiesta a Griesa di ritardare l’entrata in vigore della sentenza americana per evitare la Rufo e per concedere piu’ tempo alle trattative fra gli hedge fund e Buenos Aires.
La Rufo scade alla fine dell’anno e l’Argentina punta a superare la scadenza in modo da evitare ulteriori pagamenti. Buenos Aires si e’ incontrata per due volte con il mediatore David Pollack, nominato da Griesa per facilitare un accordo, che sembra ancora lontano.
Gli analisti criticano i pochi incontri avvenuti, anche quelli diretti con i fondi speculativi: ”piu’ tempo spreca, piu’ difficile sara’ ottenere” la sospensione della sentenza. ”Il mercato vuole vedere il risultato dell’udienza di domani” affermano alcuni analisti, sottolineando che un accordo fra gli hedge fund e l’Argentina sarebbe una vittoria per tutti, e non mettere a rischio gli accordo di Buenos Aires con il Club di Parigi.
Un default avrebbe un impatto duro sull’economia Argentina gia’ in recessione con un aumento dei costi di finanziamento. L’unico beneficiario del ‘fiasco’ del debito dell’Argentina e’ – afferma il Wall Street Journal – il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), che potrebbe usare il caso per tornare a spingere per una corte per la bancarotta multilaterale che possa decidere ristrutturazioni del debito sovrano.
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