Giunto a due mesi dall’ insediamento alla Casa Rosada, Mauricio Macri e’ alle prese con l’inflazione, il principale nodo economico dell’Argentina, che rimane un paese pieno di potenzialita’ e che sta aprendo al mondo il propri mercati.
In questi 60 giorni il neo-presidente ha affrontato di petto alcune delle ‘eredita” dell’ultimo governo. Per esempio, quello del lungo contenzioso sul debito estero, inclusa la vicenda ‘tango bond’. Una settimana fa e’ stato reso noto un accordo preliminare che prevede il pagamento di 1,35 miliardi di dollari in contanti a circa 50 mila risparmiatori italiani. E subito dopo il governo ha avanzato un’altra offerta gia’ accettata da due ‘hedge fund’.
Macri attende ora il via libera anche da altri quattro ‘hedge’: sara’ dura, ma tra Washington e Buenos Aires ormai il clima e’ cambiato, e d’altra parte anche il Financial Times definisce "ragionevole" la proposta. Lo smantellamento dello statalismo e l’apertura del sistema economico – via i controlli di capitale e forte spinta al commercio – calamitano l’interesse, e le promesse d’investimenti, dei gruppi stranieri. Sul fronte dell’economia reale l’Argentina continua infatti ad essere uno dei ‘big’ dell’America Latina, grazie ai grandi margini di crescita in settori quali agricoltura, zootecnia, risorse minerarie, energia, e nonostante le turbolenze del Brasile in recessione e il rallentamento della Cina (i due ‘Bric’ principali partner commerciali di Baires).
Il nodo chiave rimane appunto quello dei prezzi. Stime private indicano per gennaio aumenti tra il 2,8% e il 3,6%. In altre parole, a Buenos Aires l’inflazione viaggia a un ritmo del 30% anno. Cio’ pone a sua volta il tema dell’adeguamento salariale, che aprira’ probabilmente la porta a complessi negoziati con i sindacati, a causa tra l’altro dei licenziamenti in corso e dell’ eliminazione di una parte dei sussidi alle tariffe dei servizi pubblici (gas, elettricita’, ecc.), cresciuti a dismisura negli ultimi anni. Il rischio e’ in altre parole quello di innescare la rincorsa prezzi-salari. Macri non ci crede e scommette sul fatto che il 2016 si chiudera’ con un’inflazione piu’ vicina al 20% che al 25%. Oltre a preparare un nuovo pacchetto di misure per dare una spinta decisiva all’espansione dell’economia.
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