Domenica in Argentina si vota per scegliere il nuovo presidente. Anche se per molti analisti le elezioni in questa occasione sono addirittura inutili, o meglio, sono una formalità: a vincere sarà ancora lei, Cristina Fernandez de Kirchner, che negli ultimi giorni vola nei sondaggi, aumentando le distanze fra lei e i suoi contendenti, il radicale Ricardo Alfonsin e l’ex presidente Eduardo Duhalde, staccandoli di ben 38 punti.
La "presidenta" ha il 65% dei consensi per ciò che riguarda la sua popolarità, mentre il suo governo piace al 60% degli argentini. E pensare che nel 2009 Cristina aveva un indice di disapprovazione dell’80%, dopo la crisi del settore agricolo. Un recupero eccezionale, quindi, dovuto anche al buon lavoro del suo esecutivo, che ha convinto negli anni il popolo argentino. Solo per citare alcuni dati, l’indice di povertà è passato dal 54% di maggio 2003 al 20% di oggi; c’è stato il raddoppio della base di copertura dei pensionamenti e l’abbassamento del debito. Insomma, l’elezione di Cristina è data per certa. Il ballottagio a questo punto non dovrebbe servire. Gli osservatori internazionali sono talmente convinti del successo della "presidente" che guardano già al futuro, alle sfide che lei dovrà affrontare duranto il suo nuovo mandato.
Il Financial Times è severo, contesta la politica dei sussidi lanciata da Kirchner che "ha portato la spesa pubblica annuale a una crescita del 34 per cento l’anno". Secondo il giornale britannico l’attuale crescita del paese si basa "sul continuo rialzo delle commodities che, sul modello cinese, contribuiscono ai due terzi delle esportazioni. Una crescita giudicata non sostenibile". Partono invece dal brasile i dubbi del Wall Street Journal: il quotidiano teme che il rallentamento della crescita nel gigante amazzonico e il recente deprezzamento del real sui mercati valutari si ripercuota sull’economia argentina. Per mantenere la barra dell’economia dritta, l’Argentina dovrebbe "deprezzare ulteriormente il peso, con conseguenze sull’inflazione, oggi misurata al 9 dall’Istituto statistico di Buenos Aires, ma reputata vicina al 25 per cento da analisti indipendenti".
Insomma, le sfide che verranno sono tutt’altro che semplici da superare. Non si sa molto sul come intenderà affrontarle, perchè in Argentina ormai decide tutto lei, Cristina, che da quando ha perso il marito è considerata dal suo popolo un vero capo di Stato, come se l’uomo che le è stato accanto una vita intera – e che a sua volta ha occupato la poltrona di presidente – stesse offuscando, nell’immaginario collettivo, le sue capacità.
L’Argentina è sicura su chi votare. Domenica arriverà la conferma.
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