In Argentina si è chiusa – formalmente alla mezzanotte – l’era del kirchnerismo. Alle 12 ora locale è previsto l’insediamento del nuovo presidente, Mauricio Macri, del partito conservatore Propuesta Republicana, uscito vincitore dal ballottaggio del 22 novembre scorso. "Non posso parlare molto perché a mezzanotte mi trasformo in zucca", ha dichiarato Kirchner nel suo ultimo discorso da presidente, prima di lasciare il posto al suo successore che ha assunto l’interim per le dodici ore di intervallo fino al giuramento di Macri.
MACRI SI INSEDIA ALLA CASA ROSADA Diciotto giorni dopo aver vinto il ballotaggio contro il peronista Daniel Scioli, il liberista Mauricio Macri si e’ insediato oggi come 57mo presidente dell’Argentina, ponendo fine a dodici anni di dominio sul Paese della ‘dinastia’ Kirchner, prima Nestor e poi la di lui moglie Cristina Fernandez. Quest’ultima, indispettita, come previsto ha disertato la solenne cerimonia nella sede del Congresso Federale, piccata dall’essere stata estromessa dal potere alle mezzanotte scorsa e sconfitta dal predecessore nella disputa sul sito del passaggio delle consegne, finita in tribunale. Il passaggio delle consegne cosi’ non c’e’ stato per niente, e Macri ha prestato giuramento nelle mani del capo dello Stato provvisorio, Federico Pinedo, capo del Senato e suo compagno in Proposta Repubblicana, la formazione politica ‘inventata’ dal 56enne imprenditore di origini calabresi. La tradizionale consegna della fascia e del bastone presidenziali e’ saltata per assenza di chi avrebbe dovuto cederli al successore, e rinviata a piu’ tardi, nella sede del governo. Come estremo dispetto, l’ormai ex ‘Presidenta’ ha ordinato a tutti i parlamentari del suo Partito Giustizialista di restarsene a casa.
Macri era arrivato insieme alla consorte, Juliana Awada, a bordo di una decapottabile chiusa, scortata da trecento granatieri a cavallo, tra due ali di folla. Presenti per omaggiarlo la brasiliana Dilma Rousseff, la cilena Michelle Bachelet, l’ecuadoriano Rafael Correa, il boliviano Evo Morales e Juan Carlos di Borbone, sovrano emerito di Spagna. Da buon appassionato di ‘futbol’, gia’ presidente del Boca Juniors, alla vigilia si era intrattenuto con Morales in una partita a calcetto.
Nel primo discorso ufficiale, il neo-leader argentino si e’ appellato alla "unione tra tutti i connazionali in questo tempo nuovo, dopo anni di confronto", e ha invitato a "riconoscere i problemi esistenti per trovare insieme le soluzioni". La gestione della cosa pubblica, ha sottolineato con una prima frecciata all’incontenibile Cristina Fernandez de Kirchner, "non e’ una competizione tra dirigenti per vedere chi di loro ha l’ego piu’ grande". Quindi, la seconda stoccata: "Appoggero’ completamente la giustizia indipendente, che in questi anni e’ stato un baluardo della nostra democrazia", ha assicurato, alludendo alle continue dispute tra chi lo ha preceduto e la magistratura. "Con me", ha aggiunto, "non ci saranno giudici macristi". Infine un’esortazione alla popolazione perche’ "dia un contributo ad affrontare le sfide, che sono enormi", e affinche’ ci si lasci le elezioni, "tanto ormai ci sono state", alle spalle. "Ci sono settori che la pensano diversamente, ma il Paese non e’ diviso", ha concluso in un tripudio di applausi. Infine e’ risalito in auto con Juliana e, sempre seguito dalla guardia d’onore, ha percorso i 3 chilometri che lo dividevano dalla Casa Rosada, sede della Presidenza.
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