Cecile Kyenge sul caso Aquarius: “E’ una pagina triste per il nostro Paese, per quello che riguarda il nostro primato, l’aspetto umanitario che l’Italia ha messo davanti a tutto in questi anni. Prima di tutto bisogna salvare le vite umane, questo principio deve rimanere all’interno delle nostre istituzioni e all’interno della nostra società. Possiamo cambiare le regole, possiamo discutere di tutto, la politica si deve fare per prevenire, non può essere fatta sulla pelle delle persone. Ci sono responsabilità a diversi livelli, le regole in vigore non bastano, non fanno chiarezza su chi e come debba gestire i fenomeni migratori. Noi italiani dobbiamo impegnarci a salvare le vite e a cambiare le regole nell’Unione Europea”.
“Il linguaggio di Salvini, sostenuto anche da Di Maio, lo trovo anche in altri leader dell’Unione Europea. Ad esempio le frontiere francesi sono chiuse. Qui c’è il mare e fa più notizia. Tra Macron e Salvini guardando ciò che accade alla frontiera di Ventimiglia non cambia molto. Si può fare qualunque discussione, ma mai sulla pelle delle persone”.
Su Salvini: “Canta vittoria, ma se questa è una vittoria c’è da nascondere la testa sotto la sabbia. Io e lui abbiamo una scala di valori diversi. La sua vittoria per me è una pagina triste dell’Italia. Le battaglie si fanno al tavolo dei negoziati dell’Unione Europea, non giocando sulla pelle delle persone. E la vittoria non si ottiene sui social o nei talk show. Dov’era Salvini quando abbiamo votato al Parlamento Europeo le regole per cambiare Dublino? La politica ha il compito di prevenire. Bisogna cambiare le regole dell’Unione Europea e applicare davvero il principio di solidarietà tra gli stati membri. Salvini è un Ministro del mio Paese, parlo a lui, ma anche all’Europa. Dov’è l’Europa terra di libertà dove sono nati i diritti umani? Dov’è l’anima di questo continente? Non la vedo. Piuttosto sento dei discorsi che applaudono al gesto di Salvini, ma questo non deve avvenire. Abbiamo perso la bussola, c’è da vergognarsi. Il Governo Italiano deve sostenere il lavoro che è stato già fatto al parlamento europeo. Ci sono delle procedure, possiamo cercare di accorciarle, ma non accade dall’oggi al domani. Dobbiamo chiedere di cambiare le regole per l’asilo, Dublino ci ha messo in ginocchio. Bisogna togliere il criterio di Paese di primo approdo. Pensare che chi arriva in Italia arriva in Europa”.