Il governo guidato da Matteo Renzi nell’ultima legge di Stabilità, approvata da tutti i parlamentari eletti all’estero di maggioranza, ha tagliato importanti risorse al capitolo Cultura e dunque alla diffusione della lingua italiana nel mondo. L’italiano infatti vive un momento difficilissimo.
Gli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana in Svizzera ancora una volta lanciano l’allarme e rivolgono un “ultimo urgente appello al Governo, alle forze politiche, agli eletti all’estero e a tutti i rappresentanti della collettività” affinchè si adoperino a “ripristinare urgentemente la dotazione del Capitolo 3153; concedere contributi integrativi adeguati al numero reale di corsi offerti e senza ulteriori vincoli di utilizzo; erogare al più presto i contributi 2016 già concessi per far fronte ai problemi di liquidità di alcuni enti” e, infine, “ad avviare un serio progetto di riforma del settore che valorizzi anche le esperienze e le competenze maturate in questi anni dagli enti gestori”.
Secondo gli enti gestori “è il momento di dimostrare con i fatti, e non solo a parole, che la promozione culturale e la diffusione linguistica rappresentano degli obiettivi prioritari per il Paese”.
Gli enti gestori si sono riuniti il 16 aprile scorso alla Casa d’Italia a Berna per analizzare la “difficile situazione” dei corsi di lingua e cultura a seguito dei “pesanti tagli” ai contributi ministeriali 2016 che in Svizzera ammontano mediamente al 13%, con punte del 20%. I tagli, si legge nella nota del Coordinamento, “giungono solo pochi mesi dopo che gli enti hanno rilevato quasi 250 corsi rimasti scoperti a seguito della soppressione di 29 cattedre ministeriali. Le conseguenze sul sistema corsi in Svizzera sono drammatiche: a partire dall’estate 2016 rischiano di essere soppressi oltre 300 corsi di lingua e cultura italiana in Svizzera con oltre 3000 alunni che perderanno la possibilità di continuare i loro studi di italiano”.
“Le ripercussioni sul sistema dei corsi – si denuncia nella nota – sono tuttavia immediate: già dal mese di marzo alcuni enti non sono in grado di retribuire regolarmente i loro docenti. Senza misure adeguate alcuni enti non saranno in grado di garantire il finanziamento dei corsi oltre il mese di luglio. A partire da fine aprile gli enti dovranno procedere a disdire i rapporti di lavoro con molti docenti o a comunicare forti riduzioni di impiego e di retribuzione. Per l’utenza le conseguenze saranno una riduzione dell’orario settimanale, l’accorpamento di classi e l’aumento della quota di partecipazione delle famiglie. Nella sostanza nuovi tagli a scapito delle qualità dell’intervento già pesantemente messo a dura prova dai tagli degli ultimi anni”.
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