Aumentare le risorse economiche per l’università e la ricerca attraverso la Legge di Bilancio 2025: è la richiesta al governo che arriva dal documento ‘I rischi di ridimensionamento dell’università e della ricerca’ sottoscritto da 122 società scientifiche che esprimono la loro preoccupazione per la qualità della ricerca e dell’insegnamento accademico colpiti dai tagli.
Un incontro sul tema è previsto lunedì 25 novembre a Roma presso Conferenza dei rettori delle università italiane l’incontro tra il Crui e responsabili della società scientifiche.
“Il mondo dell’università e della ricerca pubblica è stato investito negli ultimi mesi da politiche del governo che introducono importanti cambiamenti. A luglio 2024 la bozza di decreto sul finanziamento delle università aveva ridotto di circa 500 milioni in corso d’anno i fondi per il 2024, sollevando le proteste della Conferenza dei Rettori e del Consiglio Universitario Nazionale. Tale riduzione è stata poi confermata dal decreto ministeriale sul Fondo di finanziamento ordinario del settembre 2024”, si legge nel documento.
Gli autori spiegano che quasi tutti gli atenei statali hanno avuto riduzioni di fondi e che in agosto è apparso il disegno di legge per il Reclutamento che cambia profondamente le figure previste per i giovani ricercatori e i docenti esterni.
Il disegno di legge delinea una moltiplicazione di posizioni pre-ruolo, per neolaureati magistrali, neodottorati, giovani ricercatori, mentre resta congelato il “contratto di ricerca” che offriva tutele e remunerazioni maggiori.
“Anziché favorire nuovi concorsi – prosegue il documento – il governo ha rallentato il turnover e creato incertezza sul reclutamento. Nel corso di un decennio, circa 15 mila ricercatori e ricercatrici italiane hanno trovato lavoro all’estero. Anziché favorire un “ritorno dei cervelli” e l’attrazione di personale qualificato dall’estero, le politiche del governo rischiano di condurre a una maggior emigrazione. È necessario che le nuove regole e le risorse per il reclutamento consentano di rinnovare il personale docente di ruolo e ridurre le condizioni di precariato”.