Ha destato clamore, questi giorni, la notizia di un taglio alla promozione linguistica italiana all’estero, al capitolo 3153 del MAECI, pari a 2 milioni e 625 mila euro per il 2016, dopo che, durante l’esame della legge di stabilità, il lavoro svolto in Senato aveva permesso di azzerare i tagli operati di 3.293.248, anzi incrementando i fondi a disposizione con l’approvazione di un emendamento che aggiungeva 3.400.00 euro alle disponibilità del capitolo di bilancio.
Un fatto positivo che rischia di essere vanificato da questa rimodulazione della spesa alquanto sconsiderata, visto che la promozione culturale è fondamentale per presentare il nostro Paese all’estero ed incrementare gli scambi commerciali in un momento in cui la ripresa economica è ancora molto debole. Pare ci sia un ripensamento del Governo. E’ quello che mi auspico perché altrimenti significherebbe darsi la zappa sui piedi sulla strada del risanamento economico del nostro Paese.
Penso che la diplomazia culturale sia premessa necessaria per la diplomazia economica e fondamentale per attivare una adeguata penetrazione commerciale e non solo. L’apprendimento linguistico costituisce la base per la conoscenza vera del nostro patrimonio culturale e, da un lato, mantiene saldo il legame tra gli italiani all’estero e la cultura di origine e, dall’altro, avvicina lo straniero al fascino della storia, dell’arte e del modo di vita italiano che sono apprezzati ovunque e che risulta essere, anche, uno strumento prezioso di promozione turistica.
Del resto, il Presidente Mattarella, nel suo discorso al LXXXII Congresso Internazionale della Società Dante Alighieri ha sottolineato che "nel mondo c’è una forte richiesta di Italia" e lo stile di vita italiano veicolato attraverso la lingua è uno dei desideri più ambiti a livello mondiale. "La lingua italiana – diceva il Presidente Mattarella – può giocare un ruolo di grande importanza nella creazione di quel clima di simpatia verso l’Italia". Essa, continua il Presidente, "potrebbe divenire, più di quanto non lo sia già, la lingua del bello, del gusto, dell’arte, della musica. Una lingua particolare e universale, apprezzata per nutrire lo spirito,…".
Certamente, con i tagli effettuati non si opera per aiutare l’italiano ad essere quello che il nostro Presidente indicava con lungimiranza. Anzi, tale ridimensionamento porterebbe alla soppressione di molti corsi già in essere e che erano stati programmati in base alle risultanze della legge di stabilità, quindi con forti danni all’offerta culturale del nostro Paese nel mondo. Il Presidente Mattarella, sempre allo stesso Congresso della Dante Alighieri aveva evidenziato, paragonando l’impegno finanziario italiano a quello degli altri Paesi europei, che ciò "fa capire quanto sarebbe necessario un impegno finanziario maggiore da parte dello Stato".
Allora, caro Presidente, mi rivolgo a Lei, dalle pagine di questo giornale, mentre è in visita alla nostra bella Comunità di italiani d’America: impedisca che la promozione linguistica italiana nel mondo subisca ancora tagli che sarebbero disastrosi. Essi non sono in linea con il ruolo dell’Italia quale potenza culturale e non sono strategici per rilanciare il nostro Paese sul piano economico. Signor Presidente, gli italiani d’America vogliono poter apprezzare le bellezze dell’Italia e mantenere i rapporti con la Madrepatria anche parlando la bella lingua italiana. Lei che ci rappresenta tutti faccia capire al Governo che i tagli alla lingua italiana non sono lungimiranti ed, anzi, rischiano di intaccare quel legame profondo che le Comunità all’estero conservano con la terra d’origine. Noi tutti gliene saremo debitori. Grazie!
*deputata eletta all’estero, ripartizione Nord e Centro America
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