Antonio Razzi, senatore di Forza Italia, con una interrogazione parlamentare al ministero dello Sviluppo economico (ancora retto ad interim dal premier Matteo Renzi), chiede di abolire il canone televisivo per i cittadini italiani residenti all’estero e iscritti all’AIRE.
“Il canone Rai – scrive Razzi nella premessa – è disciplinato dal regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, recante "Disciplina degli abbonamenti alle radioaudizioni", ai sensi del quale ancor oggi è in vigore, in Italia e nei territori sottoposti alla giurisdizione di quest’ultima, la seguente disposizione: «Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto»; con l’entrata in vigore della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità per il 2016), sono state apportate talune modifiche in merito alla modalità di pagamento e all’importo del canone per l’anno 2016 e seguenti”.
“Nello specifico, – aggiunge il deputato che entrò in Parlamento per la prima volta nel 2006 grazie al voto degli italiani all’estero – la legge di stabilità ha previsto, all’articolo 1, comma 153, che il pagamento del tributo avvenga attraverso un addebito nella bolletta elettrica, riducendo l’importo da 113,50 a 100 euro, e introducendo un nuovo principio, ossia quello della "presunzione" del possesso degli apparecchi televisivi: dal 1° gennaio 2016, la detenzione di un apparecchio si presume, nel caso in cui esista un’utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui un soggetto ha la residenza anagrafica; i cittadini italiani residenti all’estero, e quindi iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), non abitando negli immobili posseduti in Italia, non usufruiscono per l’intero periodo di imposta o per gran parte di esso delle trasmissioni radiotelevisive italiane”.
Inoltre, annota Razzi, ex Italia dei Valori prima di passare agli azzurri, “considerato che gli stessi cittadini pagano un analogo canone nel Paese di effettiva residenza, non si comprende per quali motivi debbano sostenere il servizio pubblico televisivo in Italia; di conseguenza, il canone dovrebbe essere abolito, sia per ragioni di logica e giustizia fiscale, sia per venire incontro alle ragionevoli richieste dei nostri connazionali, già assoggettati al pagamento dell’IMU, della TARI e della TASI, sugli immobili di proprietà in Italia, considerati seconda casa”.
“Nei giorni scorsi, – rileva il senatore – anche il Consiglio di Stato ha evidenziato le criticità del decreto attuativo delle disposizioni citate, ed in particolare la scarsa chiarezza; a giudizio degli interroganti, sarebbe auspicabile maggiore chiarezza ai fini dell’applicazione delle norme”.
Razzi, dunque, chiede di sapere “quali orientamenti il Ministro in indirizzo intenda esprimere in riferimento a quanto esposto, e, conseguentemente, quali iniziative voglia intraprendere, nell’ambito delle proprie competenze, al fine di abolire il canone televisivo per i cittadini italiani residenti all’estero ed iscritti all’AIRE”.
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