Anno nuovo, nuove regole per la cittadinanza italiana. Sono quelle contenute nel cosiddetto decreto Salvini, quello che riguarda immigrazione e sicurezza.
Le novità riguardano in particolare la cittadinanza per matrimonio: chi la richiede dovrà dimostrare anche una discreta conoscenza della lingua italiana, “non inferiore al livello B1del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER)”. Cioè?
Chi richiede la cittadinanza per matrimonio all’atto della presentazione dell’istanza dovrà quindi anche essere in possesso di un titolo di studio rilasciato da un istituto di istruzione pubblico o paritario o esibire un attestato rilasciato da un ente certificatore.
Al momento sono considerati enti certificatori la Società Dante Alighieri, l’Università per stranieri di Siena, l’Università per stranieri di Perugia e l’Università Roma Tre.
Il livello B1 della conoscenza della lingua viene così descritto: la persona “è in grado di comprendere i punti essenziali di messaggi chiari in lingua standard su argomenti familiari che affronta normalmente al lavoro, a scuola, nel tempo libero ecc. Riesce ad affrontare situazioni che si possono presentare viaggiando in una regione dove si parla la lingua in questione. Sa produrre testi semplici e coerenti su argomenti che gli siano familiari o siano di suo interesse. È in grado di descrivere esperienze e avvenimenti, sogni, speranze, ambizioni, di esporre brevemente ragioni e dare spiegazioni su opinioni e progetti”.
In base alla nuova legge il costo della pratica sale da 200 a 250 euro, sempre inferiore ai 300 euro che pagano i discendenti degli emigrati italiani all’estero per presentare domanda di cittadinanza ius sanguinis.