Angelo Viro, imprenditore siciliano nel mondo, residente a Santo Domingo, Repubblica Dominicana. Un uomo con un percorso molto importante all’interno della comunità italiana di Caraibi e Centro America.
Vicepresidente della Casa de Italia di Santo Domingo, consigliere Comites di Panama, dirigente del Movimento Associativo Italiani all’Estero, il nostro connazionale è stimato da molti; il ricorso al Tar contro la chiusura e per la riapertura dell’Ambasciata d’Italia nella RD porta anche la sua firma.
Viro a colloquio con Italiachiamaitalia.it parla della missione MAIE Nord e Centro America che l’ha visto tra i protagonisti e poi ci spiega il segreto del suo successo dal punto di vista imprenditoriale.
Angelo Viro, lei è tra coloro che hanno partecipato alcune settimane fa alla missione MAIE Nord e Centro America guidata dall’On. Ricardo Merlo. Ci vuole raccontare com’è andata?
E’ stata una esperienza bellissima, che mi porterò dentro a lungo. Ho incontrato tanti connazionali che mi hanno raccontato le loro storie e i loro problemi. Sono stato colpito in particolare dai siciliani riuniti in un Club del New Jersey, che si sentono abbandonati e si lamentano perché nessuno li ascolta.
Voi, invece?
Noi come Movimento Associativo Italiani all’Estero vogliamo prima di tutto ascoltare. Ascoltare i nostri connazionali, i loro problemi, raccogliere le loro istanze per poi essere la loro voce a Roma. Sotto questo aspetto la missione MAIE negli Usa e poi in Messico è andata davvero benissimo, così come quella in Florida oppure quell’altra che si è appena conclusa in Canada. Tanto l’entusiasmo delle persone che abbiamo incontrato per un progetto come il nostro, che parla agli italiani nel mondo e vuole conoscere i loro bisogni per poter agire direttamente nelle sedi istituzionali.
Cosa spinge un imprenditore con la passione della politica, come lei si definisce, a lasciare la sua Repubblica Dominicana per guardare agli Stati Uniti e al Canada?
L’amore per l’Italia, l’orgoglio di appartenere a una grande nazione, la consapevolezza che è giusto partecipare, fare la propria parte. Sono cresciuto nel mondo associativo cattolico e fin da ragazzo ho imparato i valori dell’altruismo e della solidarietà; ancora oggi sento il bisogno di dare una mano, come posso, a chi magari ha avuto meno fortuna di me. Il mio contributo è la mia esperienza, che metto a disposizione degli altri. Dalla Repubblica Dominicana al Nord America voglio potermi occupare di quegli italiani che vivono situazioni di disagio in contesti sociali sempre più complessi e difficili. C’è dell’altro…
Dica.
Ciò che è successo con la chiusura della ambasciata d’Italia a Santo Domingo potrebbe succedere anche in altre circoscrizioni consolari. Anzi, è già accaduto con il consolato di Newark, chiuso dal governo. Credo che raccontare ciò che la comunità italiana dell’isola caraibica ha vissuto, tra enormi disagi e ritardi nei servizi, possa servire a far capire ai nostri connazionali quanto è importante la battaglia contro lo smantellamento consolare e per servizi consolari degni di un Paese civile come l’Italia.
Qui nella Repubblica Dominicana lei ha costruito una bellissima realtà imprenditoriale. Ci vuole dire la formula segreta del suo successo?
Tanto impegno, lavoro, sacrificio. Soprattutto, onestà in tutto ciò che si fa. Fai bene il tuo lavoro e vinci non soltanto come venditore, ma diventando consigliere e assessore per portare le tue idee sul mercato. Il trionfo del cliente è il tuo trionfo, così cerchi di conoscere le esigenze e i desideri della persona. Questo vale nel lavoro come nella vita. Dunque grande qualità nel lavoro, costanza e trasparenza. Un grande spirito italiano, insieme alla famiglia. Chiaramente tutto questo in un Paese in continuo sviluppo, come la Repubblica Dominicana, che ci ha dato l’opportunità di farlo.
Ci parli un po’ della sua azienda.
La nostra è nata come azienda familiare e ancora oggi a gestirla è la nostra famiglia, con i miei figli e mia moglie. Il nostro è lo spirito di una azienda di famiglia che cresce, si sviluppa e diventa, appunto, una bellissima realtà imprenditoriale. Ma questo grazie al lavoro e al sacrificio di tutti.
Quanta importanza ha avuto la famiglia nella crescita dell’impresa?
Per me la famiglia è tutto. Sono stato fortunato perché i miei figli, cresciuti in base ai valori dei genitori, hanno scelto di studiare materie attinenti al settore in cui opera la nostra impresa. Mio figlio è ingegnere civile e oggi dirige una delle aziende del gruppo, e anche mia figlia è diventata, grazie alle sue capacità e alla sua preparazione, una preziosa collaboratrice e un’esperta di marketing.
Fondamentale, naturalmente, in tutto questo, il lavoro svolto da mia moglie nell’educazione dei nostri figli, nel sostenere me, l’azienda, ma anche coloro che hanno più bisogno: mia moglie infatti si occupa della parte sociale, degli investimenti che facciamo nell’ambito della comunità.
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha detto che gli immigrati in Italia meritano la cittadinanza italiana più degli italiani all’estero. Lei, da italiano nel mondo, davanti a queste parole quali sentimenti prova?
Ho grande stima per il presidente Pietro Grasso e la sua storia personale, ma quelle parole sono come frecce dirette al cuore per noi italiani all’estero. Ha ragione chi ha scritto “Grasso chieda scusa agli italiani nel mondo”. Questo continuo e per giunta sbagliato paragone tra italiani all’estero e immigrati porta soltanto a una guerra tra poveri, a uno scontro tra i più deboli. E’ forse questo che vuole il governo? Questo vuole il presidente del Senato? Non credo. Allora cerchiamo di pensare bene a ciò che diciamo, perché una volta detto poi è difficile tornare indietro. La cittadinanza è un diritto sacrosanto degli italiani all’estero, che invece sono costretti a un iter lungo e dispendioso per ottenerla.
Si è tornato a parlare di Imu e italiani nel mondo. Ancora pesa sugli italiani all’estero questa iniqua e odiata tassa. Perché gli italiani all’estero sono sempre l’ultima ruota del carro?
Perché l’Italia continua a vederci come un peso e non come quella enorme risorsa che siamo. Ma è anche colpa di chi ci rappresenta in Parlamento, che in oltre dieci anni non solo non è riuscito ad ottenere nulla, ma a volte con il proprio atteggiamento ha persino danneggiato l’immagine degli italiani all’estero.
Gli ultimi governi ci hanno davvero fatto del male, tra smantellamento della rete consolare, chiusura di Istituti di cultura, nuove tasse e nuovi tagli. Basti pensare che 14 parlamentari su 18 hanno votato a favore di tutte le incredibili proposte di questo esecutivo, contro gli italiani nel mondo. Come MAIE vogliamo cambiare questo stato di cose. Lo faremo se gli italiani nel mondo saranno dalla nostra parte e ci daranno la loro fiducia.
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