29 Aprile del 1970, esattamente 45 anni fa, nasceva Andre Agassi, a Los Angeles, California. La generazione dei “magnifici” anni Ottanta se lo ricorda bene, perché ha sognato molto con lui. Inutile elencare tutte le vittorie o i successi in carriera, a noi interessa il personaggio benché ci inchiniamo dinnanzi ai suoi 60 titoli ATP e agli 8 tornei del grande Slam. Ma, per questo suo giorno di compleanno, c’è un altro aspetto che vorremmo sottolineare, ed è quello del mito, inteso come modello da emulare, seguire, osannare.
Vi siete mai accorti che dei tantissimi atleti che hanno fatto grandi le diverse discipline dello sport in realtà in pochi si sono poi veramente distinti? Mi spiego meglio. Milioni di calciatori, tutti bravissimi, ma il pensiero va subito a Maradona e Pelé. Milioni di ciclisti, ma il pensiero va subito a Fausto Coppi. Milioni di ginnasti ma il pensiero va subito alla giovanissima Elena Comaneci, e così via per tutta una serie di esempi; come Cassius Clay nella box o Joe di Maggio per il baseball. In realtà di campioni ce ne sono in gran quantità ma c’è sempre uno che lascia un segno indelebile, più degli altri. E non soltanto per il discorso bravura, professionalità o numero di vittorie, ma per tutta una serie di motivazioni che fanno parte del personaggio.
Nel gioco del Tennis, Andre Agassi è in assoluto colui che ha, più di ogni altro, lasciato una impronta indelebile nei ricordi di tutti, soprattutto di quella generazione che è cresciuta con lui, tra la fine degli anni Ottanta e per l’ultima decade del secolo scorso. Perché allora accade questo? Talvolta è reso plausibile dalla personalità dell’atleta e non tanto dalla sua bravura.
L’americano in questione ha diviso il mondo a metà in quella sua era; accaniti fan contro coloro che lo bistrattavano, come successe tra coppiani e bartoliani negli anni sessanta. Molti i colleghi di questo straordinario campione della racchetta da ritenere altrettanto bravi ed eccellenti, ma probabilmente ineguagliabile nel suo stile. Indimenticabili infatti le sue urla di sforzo dopo ogni palla colpita. Impareggiabile il suo gioco a fondo campo e nella terra battuta.
Unico nel modo di vestire, camminare, parlare ed atteggiarsi, anche fuori dal rettangolo di gioco. Tutti gli occhi puntati su di lui, ogni volta, per captare con sarcasmo e divertimento i suoi gesti. Coloratissimo il suo vestiario rigorosamente Nike (impossibile dimenticare le sue magliette) così come la sua espressività, la tecnica, le movenze, il tocco, i modi e persino il sorriso. Lui, è stato l’emblema per antonomasia dello sportivo più folkloristico e accattivante di un intero ventennio.
Andre Agassi, oggi quarantacinquenne, è nei cuori di tutti, nei ricordi di chi, come noi, iniziava i primi passi verso il tennis, e si incantava e al di là dei televisori, davanti alla magia di questo genio incontrastato che, dagli Stati Uniti, faceva sognare quell’intera epoca; sportivi e non.
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