In un’Andalusia stritolata dalla crisi, tra richieste di fondi, macelleria sociale e le sferzate del maltempo, non c’e’ piu’ posto nemmeno per i nostalgici del franchismo e i suoi piu’ disparati simboli. Pena, avverte il vice presidente del governo regionale Diego Valderas, la perdita di ogni aiuto pubblico. L’annuncio e’ di queste ore, ma si limita a mettere definitivo ordine nell’applicazione della celebre legge sulla ‘Memoria storica’ approvata nel 2007, secondo la quale ogni cascame del regime di Francisco Franco andava rimosso,seppur progressivamente, da ogni piu’ piccolo villaggio. In caso contrario, recitava la legge, i comuni ‘ribelli’ avrebbero perso il diritto di ottenere sovvenzioni e aiuti publici. Da allora, segnala El Pais, sono stati numerosi i comuni e i sindaci che hanno trovato ragioni e scuse per non applicare la direttiva – comprese oggettive difficolta’ di interpretazione riconosciute anche dai propugnatori del provvedimento -. E cosi’ in piazze e calli, sui lungomare o sulle colline che circondano le citta’-gioiello andaluse, hanno resistito targhe e busti, effigi e statue del Caudillo e dei suoi fedelissimi di allora. E’ il caso di San Fernando (Cadice),dove si erge ancora la statua equestre del generale Jose’ Enrique Varela, organizzatore della sollevazione militare del 1936 e ministro dell’esercito nel primo governo di Franco, considerato uno dei piu’ temibili repressori della ribellione antifranchista. E’ ancora li’, spiega il giornale, perche’ dichiarato bene di interesse culturale. E a Cordova un’enorme croce di granito dedicata ai caduti, che non presenta espliciti simboli franchisti, e’ nell’occhio del ciclone di molte associazioni che vorrebbero vederla rimossa al piu’ presto. Sempre a Cordoba e’ stata solo recentemente staccata da un edificio una targa dedicata a Varela, edificio dal quale partivano i soldati per andare a fucilare i rivoltosi della provincia.
Altre targhe commemorative sono state rimosse dall’antico rettorato dell’Universita’ della citta’ e dalle poste centrali. Nella Mezquita di Cordova, la moschea cattedrale cristiana risalente al 1236, esiste una targa che ricorda i fucilati della provincia fatti passare come ‘vittime della persecuzione religiosa’’. Il comune di Jaen nel 2007 approvo’ il cambiamento di nome a 44 strade, ma cinque anni dopo, ancora oggi permangono simboli franchisti come una scritta sulla Divisione Azul, svastica nazista compresa, nella calle che porta lo stesso nome, o il nome dello stadio di calcio intitolato alla ‘Vittoria’. Infine dall’universita’ di Siviglia sono state rimosse targhe e intestazioni, ma ne rimangono altrettante. Del resto persino per il simbolo piu’ carico di significato per i nostalgici, il mausoleo di Franco, Il Valle de Los Caidos, vi sono state polemiche a non finire e nel luglio scorso il governo di Mariano Rajoy ha deciso di riaprirlo, per far cassa, dopo la chiusura decretata dal suo predecessore Zapatero. Persino il ‘cimitero degli italiani’ di Campillo de Llerena, lungo il confine con il Portogallo, costruito nel 1937 per i ‘volontari’ mandati da Benito Mussolini ad appoggiare il colpo di stato del futuro dittatore contro la Repubblica spagnola, e’ stato restaurato con cura, tra le proteste di chi teme lo svilupparsi di un ‘turismo nero’. Turismo, va detto, che in tempi di crisi lacerante con un piu’ 5 per cento, sembra restare l’unico settore dell’economia spagnola che non conosce rallentamenti.
Discussione su questo articolo