In tema di infrastrutture sportive e di stadi in particolare, l’Italia è arretrata di almeno mezzo secolo. La maggior parte di essi furono costruiti pima degli anni ’70 ed alcuni addirittura negli anni ’30. L’Olimpico di Roma, progettato in epoca fascista, fu inaugurato negli anni ’50, utilizzato per le Olimpiadi del ’60 e solo nel ’90 ebbe una copertura anti pioggia.
Ricordo che una decina di anni fa fui invitato ad assistere ad un incontro di calcio nello stadio della Liga Deportiva nella città di Quito, in Ecuador. Ero ospite di una delle quattrocentoquaranta suite completamente arredate che si affacciano sul tappeto verde di quello stadio, che è dotato inoltre di 500 palchi con 3000 posti, di altri 40.000 comodi posti a sedere, di un centro commerciale con due o tre ristoranti e non so quanti altri bar e rosticcerie.
Comodamente seduto in poltrona, gustando prosciutto di Parma, pollo ecuadoriano in gelatina e prosecco di Treviso, assistevo all’incontro, con il sindaco che mi ospitava e con alcuni imprenditori italiani, mentre in televisione scorrevano le immagini in diretta via satellite del derby Inter-Milan.
Irrefrenabili le risate di tutti nel vedere Berlusconi, Moratti, Galliani e i loro amici e familiari appollaiati sui seggiolini di San Siro, tutti infreddoliti e imbacuccati come esquimesi: passamontagna in testa e mani nelle tasche dei loro pastrani, sembrava che assistessero ad un incontro della lega di terza categoria nella periferia di Casignate sul Naviglio…
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