In Svizzera, dove il mestiere è legale, è boom di prostitute italiane. Si stima che le ragazze italiane emigrate oltre confine per prostituirsi siano circa il 20 percento tra le donne che esercitano nei saloni e nei club elvetici. Il primato appartiene alle ragazze che arrivano dalla Romania, che sono circa il 65%. Seguono italiane e spagnole.
Una delle ragazze, in procinto di partire per la Svizzera, è Lucrezia (nome di fantasia) che ha raccontato il motivo della sua scelta a Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, conduttori di ECG su Radio Cusano Campus.
Lucrezia ha 28 anni. Vive e per ora esercita a Roma, ma è nata a Catania, in Sicilia. E sulle motivazioni che la spingono ad emigrare in Svizzera è un fiume in piena: “Fare questo mestiere in Italia è troppo pericoloso. Parlo proprio di pericolo fisico. Non sai mai chi ti capita. Per un periodo sono stata in strada, dopo una decina di giorni è arrivata una ragazza, presumo dell’est, che ha iniziato a minacciarmi e a prendermi a borsettate perché diceva che quel pezzetto di marciapiede era suo e che io lì non potevo lavorare. Che fai? Ti metti a litigare, col rischio che magari quella abbia dietro qualche pappone e che magari poi vai a farti male sul serio?”.
Poi Lucrezia ha iniziato a lavorare in casa promuovendosi su internet: “Dopo quell’episodio per un periodo non ho fatto niente. Mi sono spaventata troppo, fu una cosa che mi mise un sacco di agitazione addosso. Poi ho scelto di affittare un appartamento e di lavorare facendo pubblicità su internet. A parte che i costi sono enormi, anche lavorando in casa non sei mai al sicuro. A tutti quelli che ti chiamano per chiedere informazioni ovviamente devi dare il tuo indirizzo, sperando che poi vengano a casa. E ogni volta che apri la porta hai paura che possa accaderti qualcosa, che davanti a te possa esserci un matto, uno che in realtà vuole rapinarti, uno che non ha i soldi, insomma, può succedere di tutto. In un anno ho subito tre rapine e mi sono ritrovata due volte con un coltello puntato alla gola. Dalla polizia non ci vado, perché mi vergogno”.
Per Lucrezia anche problemi burocratici: “Pensavo di cercare una ragazza con cui condividere la casa, un’altra che facesse il mio stesso mestiere, ma il mio avvocato mi ha detto che in quel caso potrei rischiare di passare qualche guaio per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, mi ha spiegato che finché in casa lavoro solo io non ci sono problemi, se metto un’altra ragazza a fare il mio stesso mestiere per la legge potrei essere perseguibile. E poi i vicini di casa non mi sopportano, qualcuno è venuto a sapere che la mia è una casa d’appuntamenti e mi hanno già dedicato due riunioni condominiali. Insomma, non ne posso più”.
Da qui la decisione di andare in Svizzera: “Mi ha convinto una ragazza che conosco. Mi ha detto che in Italia si potrebbe guadagnare di più, ma che lì tutti questi problemi non ci sono. Mi metterò in un club, pagherò l’affitto della stanza, ma almeno non rischierò nulla né dal punto di vista fisico né dal punto di vista legale. Lì il mio è un mestiere a tutti gli effetti, starò con altre ragazze, a nessuno verrà in mente di venire a rapinarmi, ai vicini di casa non darò fastidio, non romperò le scatole a nessuno e nessuno potrà romperle a me. La lingua? MI hanno detto che non è un problema, perché i clienti sono quasi tutti italiani. Io voglio fare questo lavoro cinque anni, mettere da parte più soldi possibile e poi tornare in Sicilia”.
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