Anche la magistratura sta andando a destra? È una delle domande che il Corriere della sera rivolge al procuratore Gian Carlo Caselli all’indomani delle elezioni per il Csm.
“Ml e Unicost – spiega Caselli – sembrano diventati il punto di riferimento. Un blocco omogeneo. Impersonano secondo me un ruolo, una capacità di vicinanza ai singoli magistrati e di protezione verso coloro in difficoltà, vuoi per problemi individuali o disciplinari. Interpretano il Csm in chiave corporativa, burocratica, rassicurante. I critici potrebbero dire al ribasso, rispetto agli ideali e alle tensioni proposte da altre sigle”.
Perché Magistratura democratica, e in generale la magistratura di sinistra, perdono terreno? “Su alcune decisioni importanti del Csm, Md è sembrata troppo simile agli altri gruppi. I suoi aderenti, i suoi simpatizzanti, hanno una sensibilità particolare, perché non vorrebbero un Csm corporativo. Invece Area tendeva a integrarsi in un sistema di gestione retto da criteri spesso non comprensibili o addirittura discutibili. Molti hanno vissuto la sua attività come integrata in un sistema di gestione burocratizzata e corporativa, lontana dai veri problemi dei magistrati”.
“Sullo sfondo – è l’analisi di Caselli – c’è senz’altro una impressione, a mio avviso sbagliata, di collateralismo con il governo Renzi. Una semplificazione rozza, che comunque ha fatto breccia. In un contesto di crisi del sistema, che i partiti tradizionali hanno pagato come sappiamo, anche Md è stata colpita e travolta”.