Popolo della Libertà maciullato alle amministrative. E’ come ha dichiarato Massimo Romagnoli, presidente del Movimento delle Libertà, a ItaliaChiamaItalia: il partito non c’è, non esiste. Il PdL è Berlusconi, e Berlusconi è il PdL. Ha ragione il nostro Andrea Lorusso: senza Silvio il Popolo della Liberta’ non avanza. Rimpiangiamo Forza Italia e Alleanza Nazionale? Forse. Ma non siamo abituati a guardare al passato, a noi piace guardare avanti.
ItaliaChiamaItalia per anni, fin da tempi non sospetti, ha denunciato il dolce far niente del Pdl sul territorio: ci hanno riempito di insulti, ci hanno dato dei comunisti, ci hanno gettato addosso fango su fango. E adesso come la mettiamo? I nodi vengono sempre al pettine. No, non siamo comunisti; e no, non desideriamo lo sfascio del centrodestra italiano, anzi. Ma la realta’ e’ sotto gli occhi di tutti e i dati parlano chiaro: il PdL non sa guardare al di la’ delle pareti di Arcore, e come abbiamo più volte sottolineato sul nostro giornale, Berlusconi non e’ stato capace di allevare una classe dirigente degna di tale nome.
Difficile adesso pensare che basteranno tesseramento e congressi per risollevare le sorti del partito. Noi invece immaginiamo un PdL più leggero, con meno tessere e più web, con meno colonnelli e più base, un partito che sappia essere presente e radicato nelle nostre citta’. Questo non c’e’, non e’ mai esistito. La maggior parte dei big pidiellini sono miracolati da Silvio Berlusconi e devono tutto a lui e al loro comportamento da yes man. Ma evidentemente leccare non basta più. La gente si e’ rotta di chi mangia a sbafo senza dare nulla, senza far crescere il Paese.
La sinistra ha avuto vittoria facile. Ha un apparato che funziona e una rete capillare di circoli e centri sociali che difendono con le unghie e con i denti il loro diritto ad esistere, ha un’idea dello Stato che attrae consensi dalle masse impoverite e un’idea della societa’ che riflette la crisi della Chiesa Cattolica, nonostante Bergoglio. Il successo del laicista Marino a Roma non e’ solo la risposta alla gestione insipiente della giunta di Alemanno, ma e’ anche un chiaro segnale del relativismo etico che avanza.
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