Quello che e’ avvenuto con le amministrative e’ il passaggio di un’epoca: complice la grande crisi economica e occupazionale che nessun politico, anche a livello europeo, mostra di saper gestire, i partiti hanno decretato la loro fine. Soprattutto quello dei cosiddetti moderati, di quella maggioranza silenziosa e compatta culturalmente aliena dalla protesta di piazza, si e’ liquefatto nella miscela di rabbia e disprezzo del popolo tartassato maldestramente e, quel che conta di più, inutilmente. Nessuna forma di comprensione o di speranza per la classe dirigente del Paese puo’ essere più recuperata. E cosi’, al netto dei vecchi militanti della sinistra che si mantengono fedeli ai loro giuramenti proletari o partigiani, e’ nata tra i più giovani, e fino ai quarantenni, una nuova voglia di partecipazione civile collettiva, favorita dalla frequentazione dei social network e dei sitin di piazza. D’altra parte, il frazionamento politico in mille rivoli perpetrato a cura di personaggi beoti malati di individualismo, ha contribuito alla distruzione sistematica di una preziosa componente sociale che trovava la sua forza proprio nella condivisione di valori e tradizioni comuni sintetizzabili in un moderatismo riformista. Non c’è più spazio per la moderazione in questa società violenta e profondamente inquinata: vince chi urla di più, chi suona le campane a martello, chi impugna i forconi. In poche parole, chi sa intercettare la rabbia e cavalca la tigre. Tutto il resto e’ noia, abbandono e astensionismo. A questo punto si impone una domanda: dove ci porterà il nuovo ciclo?
ItaliaChiamaItalia, il TUO quotidiano online preferito. Dedicato in particolare a tutti gli italiani residenti all'estero. Tutti i diritti sono riservati. Quotidiano online indipendente registrato al Tribunale di Civitavecchia, Sezione Stampa e Informazione. Reg. No. 12/07, Iscrizione al R.O.C No. 200 26
Discussione su questo articolo