Nelle casse del Comune di Dogna, piccolo centro della montagna friulana, si scopre un ammanco di oltre 400 mila euro. Una somma considerevole visto che il Comune conta 5 dipendenti e 200 residenti su un territorio di 70 chilometri quadrati e 38 chilometri di strade. I sospetti si concentrano su un dipendente e per fare luce sulla vicenda la Procura ha aperto un’inchiesta. L’ipotesi di reato su cui e’ al lavoro la magistratura e’ peculato.
Nei giorni scorsi gli uomini della Compagnia di Tarvisio della Guardia di Finanza hanno eseguito una perquisizione delegata negli uffici e nell’abitazione del dipendente comunale. All’uomo verrebbe contestata dagli inquirenti una serie di prelievi di denaro in contanti tra il 2003 e il 2013, per una somma complessiva poco inferiore ai 200 mila euro. Di tali prelievi mancherebbero i documenti di rendicontazione di spesa.
Il dipendente, secondo quanto si e’ appreso, sarebbe gia’ stato sentito nell’ambito di una inchiesta amministrativa aperta dal Comune stesso, ed avrebbe negato ogni irregolarita’. A lui viene addebitata anche la sparizione di duemila euro erogati tra il 2006 e il 2012 al Comune, che avrebbe dovuto girarli alla Protezione civile. Ma la somma non risulta accreditata all’ente.
L’inchiesta della Procura, pero’, e’ ancora alle battute iniziali e dunque gli inquirenti non escludono che la vicenda possa rivelarsi anche una semplice cattiva gestione contabile. Finora, le indagini delle fiamme gialle si sono concentrate sul movimento del denaro contante, poi si spostera’ a tutte le altre modalita’ di movimentazioni con analisi dei relativi documenti contabili.
Secondo i calcoli effettuati a dicembre dello scorso anno dalla Corte dei Conti l’ammanco complessivo sarebbe di 411 mila euro. Era stato il sindaco di Dogna, Gianfranco Sonego, a rivolgersi alla magistratura contabile quando un anno fa, impegnato nella stesura del suo primo bilancio, si era trovato di fronte ad incongruenze nella documentazione. "Le condizioni per uscire da questa situazione difficile ci sono – ha spiegato – Abbiamo predisposto un piano di ammortamento di 10 anni per ripianare il buco. Dobbiamo mettere in vendita il nostro patrimonio immobiliare per ammortizzare la somma, sperando poi che chi ha sbagliato paghi. Ci serve il sostegno degli organi politici; non vogliamo i soldi della Regione, ma chiediamo che ci aiutino ad esempio a vendere i nostri beni”. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, il sindaco ha manifestato l’intenzione di inoltrare una pratica per il collocamento in quiescenza del dipendente sospettato.
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