L’Italia non si è conformata alla legislazione dell’Unione europea sulla protezione delle acque. Per questo la Commissione ha deciso di inviare un parere motivato. Qualora l’Italia non risponda entro due mesi, o la risposta sia considerata insoddisfacente, la Commissione può adire la Corte di giustizia dell’Unione europea. L’Italia non ha recepito correttamente una serie di articoli della direttiva quadro sulle acque, tra cui quelli relativi alla necessità di adottare una serie di misure per conseguire un "buono stato" dei bacini idrografici entro i termini previsti e conformarsi all’obbligo di mantenere un registro aggiornato delle aree protette. Alla scadenza del termine di recepimento della direttiva (dicembre 2003!!!), l’Italia non aveva ancora adottato le leggi per conformarsi ai requisiti della stessa.
Benché nel frattempo l’Italia abbia recepito la direttiva, un controllo di conformità effettuato dalla Commissione nel 2009 ha evidenziato diverse lacune e problemi di non conformità e ha indotto la stessa Commissione a inviare all’Italia una lettera di costituzione in mora nel maggio 2010. Poiché le risposte fornite dall’Italia, e i successivi emendamenti apportati alla legislazione nazionale, non hanno posto rimedio a tutti i problemi sollevati dalla Commissione, quest’ultima ha deciso di inviare all’Italia un parere motivato. Il passo successivo e’, come detto, il deferimento alla Corte di Giustizia europea e le successive sanzioni.
Dovremmo essere il Paese che pone prioritariamente l’obiettivo della salvaguardia dell’ambiente, visto che siamo anche a forte vocazione turistica. Ma tant’e’! E poi ci si lamenta che i turisti scelgono altre mete.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc*
*Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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