Cronistoria di una partita di giro giocata sulla pelle degli italiani, ovvero della chiusura dell’Ambasciata Italiana di Santo Domingo. Maturata in seno al governo Monti, nell’ambito di una spending review tanto necessaria su ben altre voci quanto deleteria in questo specifico provvedimento, viene ufficializzata da Letta con il programma “Farnesina 2015” annunciato dall’allora ministro Bonino. Il governo Renzi, non si capisce se inconsapevole o complice, ne è stato l’attuatore, con la Mogherini prima e con Gentiloni poi. Sembra il gioco delle scatole cinesi, quasi che ciascuno se ne voglia nascondere o cerchi di diluire le responsabilitá. Mah!
Ma passiamo all’assunto che ci preme sviscerare: il governo Renzi per il momento ignora la sentenza 09731/2015 del TAR del Lazio che, dichiarando illegittimo il D.P.R. 25 giugno 2014, praticamente “ordina” la riapertura dell’Ambasciata d’Italia in Santo Domingo. A distanza di settimane ancora non c’é una presa di posizione. Ne’ ufficiale ne’ ufficiosa… e noialtri orfanelli in Santo Domingo a sperare che “si rispettino le sentenze”, come predica da sempre il partito di governo! D’altra parte siamo alle porte delle ferie estive e facilmente si trova l’alibi per ignorare e rimandare. Quindi, armiamoci di pazienza, che ci tocca aspettare per lo meno settembre. E probabilmente di più.
Per porre un po’ di chiarezza in questa vicenda che ha dell’incredibile, desidero riportare l’attento colloquio avuto con un legale esperto in materia che mi ha indicato quali siano adesso gli scenari possibili. Essi si riducono essenzialmente a tre:
1. Appello del Governo contro la decisione dei giudici del TAR. Quasi sicuro. L’Avvocatura dello Stato sta lì per quello. Adesso daranno il caso in mano ad un avvocato piú forte, un cavallo di razza della loro scuderia (in quanto il primo grado é stato gestito da un novellino), per cercare di ribaltare la decisione in primo grado. E attenzione perché é assolutamente possibile, in quanto tutto sta nella percezione dei magistrati di secondo grado. Infatti non si rivedono i motivi ma l’interpretazione che i giudici di primo grado hanno a questi dato. In questo caso la prassi normale é aspettare qualche giorno prima del passaggio in giudicato della sentenza (cioé quando diventa definitiva…non piú appellabile) per formalizzare il ricorso. I termini per passare in giudicato, normalmente 6 mesi, nel caso del TAR si riducono a 60 giorni dalla notificazione della decisione per cui, ragionevolmente credo si andrebbe a settembre solo per sapere se il ricorso sará presentato. Il ricorso sarebbe al Consiglio di Stato e tra udienze varie e discussioni potrebbero passare facilmente 15-18 mesi prima di arrivare ad una sentenza definitiva . Durante i quali tutto rimarrebbe in sospeso. La decisione del secondo grado poi sarebbe definitiva in quanto Il T.A.R. è l’unico tipo di magistratura speciale a prevedere solo due gradi di giudizio.
2. Ri-decretare la chiusura. La seconda possibilitá, giá usata in altre occasioni per “contrastare” sentenze “sfavorevoli”. Anche qui si tratterebbe di aspettare l’avvicinamento del passaggio in giudicato (fine anno) per poi emettere un nuovo decreto il quale, vista la sentenza 09731/2015 del TAR del Lazio, visti annessi e connessi e, sopratutto, apportando ulteriori motivazioni, potrebbe ristabilire la chiusura dell’Ambasciata d’Italia in Santo Domingo. Questo decreto potrebbe essere eventualmente impugnato con un nuovo ricorso al TAR ed anche in questo caso ci vorrebbero uno o due anni per sapere qualcosa. E per arrivare ad una sentenza definitiva.
3. Autotutela. La meno probabile. Il governo si mette una mano sulla coscienza e decide di riaprire l’Ambasciata. Mi dicono che riaprirebbe in formato ridotto, per creare scontento e giustificare una successiva richiusura. Ma io non ci credo.
Sembra proprio che ci aspettino almeno un paio di anni di limbo. Nei quali dovremo avere a che fare con Panama. Consoli Onorari. Funzionari Itineranti. Ufficio Visti a terzi (pare che aprirá ad ottobre e non si sa perché). Per cui meglio metterci il cuore in pace e mantenerci tranquilli, evitiamo scontri e cerchiamo invece collaborazione sia con Panama che tra di noi. Se, come comunitá, rimarremo uniti, la nostra voce sará piú forte.
Discussione su questo articolo