L’Ambasciata italiana di Santo Domingo riaprirà da febbraio e potrà ricominciare a fornire direttamente ai nostri connazionali i servizi che erano stati spostati a Panama, con comprensibile e grave disagio soprattutto per chi aveva meno risorse e minore possibilità di spostamento. È questa la buona notizia annunciata dal Ministro Gentiloni, una notizia che premia la mobilitazione dei nostri connazionali e di quanti li hanno sostenuti e, nello stesso tempo, dà un positivo riscontro ai parlamentari, di maggioranza e di opposizione, che hanno rilanciato le loro richieste in sede istituzionale.
Per quanto mi riguarda, della questione avevo investito il Governo con due interrogazioni, una del 5/5/2015 (N. 4/09046) e un’altra del 23/7/2015 (N. 4/09955). In occasione della seconda interrogazione, ho pubblicamente dichiarato, senza mezzi termini, “le mie forti perplessità sulle conseguenze che si sarebbero riversate sulla comunità (…) Costringere gli utenti a servirsi di uffici distanti 1500 chilometri e due ore e mezzo di aereo e caricare sulle loro spalle pesanti spese di viaggio e di permanenza significa ignorare la situazione reale in cui versano diverse nostre comunità o, peggio ancora, non avere un adeguato spirito di servizio nei loro confronti”.
La mia soddisfazione è, dunque, piena, sincera e giustificata dai fatti. In questo momento, comunque, la cosa da sottolineare è che quando le forze si uniscono su un obiettivo condiviso, cercando di evitare personalismi e mosse propagandistiche, dei risultati si possono ottenere, pur non sottovalutando le difficoltà del momento.
Quella dell’Ambasciata di Santo Domingo è, dunque, un’indicazione di carattere più generale, di cui far tesoro anche per altre situazioni e problemi.
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