Nicola Zingaretti, segretario Pd, al Quirinale ha portato tre condizioni tassative “non negoziabili”, che vanno nel dettaglio dei provvedimenti che il nuovo governo dovra’ introdurre o abolire, se vorra’ il sostegno parlamentare del Pd. Superati dunque i 5 punti proposti nelle scorse ore, quelli di oggi appaiono come veri paletti e non più acqua fresca.
Si comincia dal taglio dei parlamentari, che si e’ arenato in Parlamento a causa della crisi, quando mancava solo una lettura per l’approvazione definitiva e su cui i grillini stanno puntando molto nella loro campagna contro Matteo Salvini. Per il Pd il taglio, cosi’ come portato avanti in questa legislatura, non sarebbe accettabile se non inserito in una riforma complessiva che tenga conto anche della legge elettorale e che riprenda alcuni spunto della riforma Boschi naufragata al referendum.
L’altra richiesta forte di Zingaretti e’ l’abolizione dei due decreti sicurezza approvati dal governo gialloverde, avallati non senza mal di pancia da M5s, trattandosi di provvedimenti bandiera leghisti, mentre la terza e’ un accordo preventivo sui contenuti della legge di bilancio.
“Noi non possiamo farci dettare l’agenda dal secondo partito in Parlamento che ha quasi la meta’ dei nostri voti”. Cosi’ Manlio Di Stefano (M5S), sottosegretario agli Esteri, interpellato dopo le dichiarazioni del segretario del Pd, Nicola Zingaretti. “Oggi parliamo di programmi, non di nomi, ma se gli italiani hanno apprezzato Conte, questo qualcosa significhera’, che Zingaretti e Renzi dicano che non gli sta bene, mi fa pensare che ne temano la leadership”, ha aggiunto.
“La Lega ci chiama ogni giorno per chiederci di tornare con loro, la maggioranza del Pd in Parlamento la controlla Renzi… quindi invito tutti i partiti a non mostrare i muscoli, perche’ allora noi ne abbiamo piu’ di loro. Occorre ragionare per gli italiani, se questo non e’ possibile allora andiamo al voto, noi siamo pronti e non abbiamo paura”.
RENZIANI: “NON NE SAPEVAMO NULLA”
“Stupore”. Cosi’ fonti renziane accolgono le indiscrezioni di stampa secondo cui, durante le consultazioni al Quirinale con Sergio Mattarella, il segretario del Pd Nicola Zingaretti avrebbe posto tre condizioni non negoziabili per dar vita a un governo con M5s. “Non ne sapevamo assolutamente nulla”, aggiungono le stesse fonti. Chiederete un chiarimento al segretario? “Noi in questa fase non chiediamo nulla”. Ma poi si osserva: “Se si voleva far fallire la trattativa lo si sarebbe dovuto dire subito”. Insomma, non era questa l’intesa raggiunta all’unanimita’ dal partito, viene ricordato. Ma come, si ragiona ancora, “incassi l’unanimita’ della direzione e poi vai alle consultazioni e detti altre condizioni? Onestamente non ne sapevamo nulla, vedremo…”. Ma c’e’ chi, tra i dem, si dice al contrario “non stupito” dell’atteggiamento del presidente del partito, Paolo Gentiloni, oggi nella delegazione salita al Colle. “Che faccia di tutto per far saltare una possibile intesa con i 5 stelle era chiaro”. Secondo alcune fonti parlamentari, infatti, sarebbe stato proprio l’ex premier a delimitare i confini delle tre condizioni che Zingaretti avrebbe messo sul tavolo.