E’ presto, assolutamente presto per dare ogni giudizio sul governo Draghi, cui bisogna dare il tempo per rodarsi, ma certo che dopo due settimane di vita (tre dalla designazione) non appaiono all’orizzonte segnali rivoluzionari, ma solo una sostanziale continuità con il Conte 2, nuovi soci di governo a parte.
Di anomalo c’è stato per ora solo il braccio di ferro per i sottosegretari che sono stati nominati a dieci giorni dal voto di fiducia parlamentare (un ritardo inconsueto) ma per il resto calma piatta, nebbiosa più che altro.
Delle liti per il MES non se ne parla più, del Recovery nemmeno (ma c’è da sperare che si lavori sotto traccia), continuano le proroghe alle chiusure come le fughe dall’ormai movimento “Tre Stelle” mentre l’ineffabile Domenico Arcuri è sempre lì come un paracarro alla Protezione Civile, anche se salgono ogni giorno i livelli della melma e cominciano a denunciare i suoi compari.
Fossi Draghi l’avrei già licenziato, visto anche il perdurante flop per i continui rinvii della campagna vaccinale. D’altronde Arcuri ha fallito su tutta la linea: nessun rendiconto sulle sottoscrizioni, milioni di mascherine comprate fino al triplo dei prezzi di mercato, apparato “Immuni” fallito in pieno, milioni di banchi a rotelle costosi ed inservibili, commissioni torbide e stratosferiche pagate a personaggi loschi che risultano in diretto contatto con lui, fallimento della campagna vaccinale per i tempi, ma anche per centinaia di migliaia di dose bloccate.
Ormai siamo in coda all’Europa nella percentuale dei vaccinati (2,3% della popolazione) e in settimana ci ha superato perfino la Romania.
Intanto gli “scienziati” continuano a pontificare indisturbati in TV, Speranza resta ministro di nome ma non di fatto, mentre l’epidemia sembra purtroppo impennarsi minacciando altri stop.