Le decisioni europee sull’ambiente fanno discutere. L’ultima di queste riguarda la direttiva che Bruxelles vuole approntare. Secondo questa direttiva, gli agricoltori dovranno ripristinare l’aspetto naturale del 10% dei loro terreni. Ergo, se io fossi un agricoltore ed avessi dei terreni, il 10% di questi ultimi non potrebbe più essere usato da me per le mie coltivazioni, ma dovrebbe essere trasformato in sterpaglia, in bosco, in prato o in area umida.
Tutti noi vorremmo avere più boschi, più aree umide e più prati. Il problema è che, se fosse implementata, una direttiva simile rischierebbe di danneggiare l’agricoltura, che è il settore primario. Dall’agricoltura nascono molte materie prime. Col 10% di produzione agricola in meno, sempre se questa direttiva fosse implementata, noi Europei dovremmo importare materie prime da altri Paesi. Questo farebbe salire i prezzi delle materie prime e anche di beni di prima necessità come il pane, la pasta ed altri cibi. Ergo, gli alimenti costerebbero di più.
Immaginate una famiglia italiana che è già vessata dalle tasse e da altri balzelli e che, se questa direttiva fosse messa in atto, vedrebbe salire ulteriormente i prezzi di pane, riso e pasta. Una cosa sono i prezzi alti di beni di lusso come il caviale. Ad una famiglia normale interessa ben poco di beni simili. Ben altro è la lievitazione dei prezzi di beni di consumo di ogni giorno come il pane, la pasta o l’olio d’oliva.
Per una famiglia normale anche una pizza da asporto diventerebbe un lusso. Oltretutto, una simile politica favorirebbe le multinazionali a scapito dei piccoli imprenditori, ridurrebbe ogni possibilità di concorrenza e bloccherebbe il cosiddetto “ascensore sociale”. Come al solito, questa Unione Europea vuole portare avanti delle politiche ambientali che sono utopiche e che non tengono conto della realtà dei fatti e dell’esistenza dell’uomo. Per questo motivo, le politiche europee sono da definirsi quasi anti-umane.