“E’ alla sua prima legislatura, ha tutto da imparare”. “Proposte di questo genere si fanno in altro modo, non sui giornali”. “Alderisi chi?”. Il Palazzo mormora, le nostre orecchie ascoltano. Non è piaciuto ad alcuni eletti all’estero il modo in cui la senatrice Francesca Alderisi ha proposto un incontro ai suoi 17 colleghi parlamentari eletti dagli italiani nel mondo. Qualcuno, poi, è più cattivo di altri: “Ma chi è Francesca Alderisi per convocare una riunione del genere?”.
Cosa è successo? Nei giorni scorsi la senatrice di Forza Italia eletta nella ripartizione estera Nord e Centro America ha diffuso un comunicato nel quale proponeva un incontro tra tutti i 18 eletti oltre confine “per capire come poter amplificare le richieste dei connazionali nel mondo e garantire delle risposte”. Solo che finora l’unico esito che ha avuto tale uscita è stato quello di suscitare ilarità nei suoi colleghi e risatine a denti stretti.
Benvenuta, Francesca, nella tana dei lupi. No, il Parlamento non è quel mondo di pace, serenità e armonia che tutti vorremmo. Il Palazzo è un bordello e ha le sue regole, scritte e non.
“Sono certa che il mio invito sarà raccolto da tutti i parlamentari”, scrive Francesca. Vorremmo per lei che fosse così, ma abbiamo forti dubbi in proposito. La legislatura è appena cominciata, ma già le pedine si stanno allineando.
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La senatrice dem Laura Garavini, per esempio, tiene stretti a sé gli eletti all’estero del Pd, alcuni dei quali alla loro prima legislatura. Ha subito marcato le distanze dalla collega Alderisi quando ha spiegato che preferisce essere chiamata senatrice, al femminile, e non senatore, come Francesca. Un modo, anche lessicale, usato da Garavini per sottolineare la propria differenza rispetto a quella che considera evidentemente una pivella della politica. Da non sottovalutare, in tutto questo, la competizione tra donne, che è molto più forte in certi casi rispetto a quella tra uomini. Anche in politica.
Questo è un altro motivo per cui Fucsia Nissoli, deputata Fi, preferisce giocare da sola. Da sola sta lavorando a una proposta di legge per modificare e migliorare il voto degli italiani nel mondo e non vuole sedersi a parlarne con nessuno, neppure con i suoi colleghi azzurri.
Ricardo Merlo, presidente del MAIE, che conosce Francesca molto bene, forse la chiamerà e le dirà ciò che pensa. Potrebbe dirle, conoscendo il senatore Merlo, che l’intenzione è buona ma il metodo è sbagliato. Ma sono mie supposizioni.
Il periodo è caotico, nessuno ha la minima idea di ciò che accadrà. Tutti al momento, tranne i big che sono sempre in tv, sono in altre faccende affaccendati. Gli eletti all’estero portano avanti il loro lavoro da impiegati pubblici, partecipano alle riunioni dei propri gruppi, sono presenti nelle commissioni (alcuni più di altri), si muovono come degli alunni in un collegio. Certo, così esiste il forte rischio che la politica diventi noiosa, meccanica, fredda e che non produca nulla di buono per i cittadini. Un rischio che, per 15mila euro al mese, si corre volentieri.
Cara Francesca, insisti. Auguri.