“Noi vogliamo votare, ma le schede non arrivano”. Abbiamo dato spazio nei giorni scorsi al grido d’allarme lanciato da tanti italiani residenti in Nord e Centro America – Messico, Usa, Canada, Repubblica Dominicana… – che non hanno ancora ricevuto i plichi contenenti le schede elettorali per poter votare.
Ancora oggi diversi connazionali residenti negli States hanno confermato a Italiachiamaitalia.it di non avere ancora votato, proprio perché “il plico elettorale non è mai arrivato a casa”.
Gli italiani nel mondo hanno ancora tempo per votare. Ma il colpevole ritardo nella consegna dei plichi ci pare evidente. La situazione sembra sia comune ad altre ripartizioni estere. All’Europa, per esempio.
Stefano Gualandris, candidato in quota Lega nella lista di centrodestra “Salvini-Berlusconi-Meloni”, a ItaliaChiamaItalia spiega: “Sto ricevendo numerose segnalazioni di inefficienze da parte della nostra rete consolare sulla distribuzione dei plichi elettorali”. Non si tratta di qualcosa di circoscritto, osserva: “Lugano, Londra, Berlino, Madrid e non solo”, dichiara Gualandris.
E ancora: “Schede perse, indirizzi sbagliati, famiglie che ricevono solo parzialmente i loro plichi”. Tutto ciò è gravissimo. Notizie simili ci arrivano anche dalla Repubblica Dominicana o dal Nord del Messico.
Il candidato leghista se la prende con il nostro sistema consolare, “inadeguato”, e con il “Governo PD”, colpevole a suo dire di avere “ulteriormente danneggiato la rete consolare riducendo sedi e personale”. La conclusione? “Se eletto mi attiverò affinché venga reso più efficiente il sistema consolare e vengano aperti nuovi uffici dove necessario”. Bene, auguri.
Intanto, ad oggi sono tantissimi gli italiani residenti all’estero che non hanno potuto votare. E siamo già al 22 febbraio. Sono giorni importantissimi, questi, durante i quali chi si ferma è perduto. Lo sanno i candidati, lo sanno gli addetti ai lavori. Tutto, però, diventa più difficile, quando ti scontri con un meccanismo elettorale criticato da tutti ma che nessuno ha avuto la forza di cambiare.
La campagna elettorale all’estero è complessa, costosa, una faticaccia. Se ci si mettono anche consolati inefficienti e servizi postali scadenti, è facile capire il perché oltre confine siano sempre in pochi a votare. Eppure gli italiani all’estero vogliono partecipare, vogliono esprimere il proprio voto, “ma le schede non arrivano…”.