Calabria e Sicilia, allarme coste. «L’artificializzazione delle nostre mete turistiche si ripete di anno in anno ad un ritmo che è costante negli ultimi 20 anni, per un totale di 100 chilometri di costa perduti dal 2002 ad oggi» spiegano gli analisti di Vamonos-Vacanze.it, il tour operator italiano specializzato in vacanze di gruppo, che ha potuto osservare come anche quest’anno —a causa delle strutture artificiali— vanno persi altri 5 chilometri di costa naturale.
Per quanto riguarda la Sicilia, i chilometri di costa sono circa mille ed oltre la metà sono a rischio. Se poi parliamo di “costa naturale” in Sicilia ne rimangono appena 200 chilometri (rispetto ai 230 chilometri del 2018), il resto della linea costiera è classificabile in “paesaggi agricoli” per 170 chilometri di (erano 196 chilometri nel 2018), “infrastrutture e industrie” per 150 chilometri (erano 130 chilometri nel 2018),“urbanizzazione ad alta densità” per 210 chilometri (erano 182 chilometri nel 2018), “urbanizzazione a bassa densità” per 270 chilometri (erano 350 chilometri nel 2018).
«Una artificializzazione che anno dopo anno ha tolto alle coste siciliane e più in generake a quelle italiane il contatto con la natura retrostante e con essa la capacità di rigenerarsi» commenta Emma Lenoci, fondatrice della piattaforma Vamonos-Vacanze.it.
In Sicilia, solo 170 chilometri risultano oggi integri come paesaggi agricoli e si sono conservati appena 200 chilometri di paesaggi naturali, in parte rocciosi e in parte ricadenti in aree protette.
Ben 150 chilometri sono invece occupati da opere infrastrutturali ed industriali e si calcolano inoltre 210 chilometri di paesaggio urbano molto denso, soprattutto nei tratti principali rappresentati da Trapani, Torre Muzza, Mondello, Romagnolo, Catania, Siracusa e nel tratto che va da Nizza di Sicilia a Sant’Alessio Siculo.
Poi ancora, nei 270 chilometri di costa caratterizzata da insediamenti con densità più bassa, le cose non si prospettano bene: «la maggior parte dei paesaggi agricoli o naturali sono ormai inframmezzati da insediamenti in parte abusivi» commentano gli specialisti di Vamonos-Vacanze.it.
Secondo il tour operator, questa presenza artificiale nei pressi delle zone a bassa intensità è più evidente nei tratti che vanno da Fiume Grande a Kalura, da Torre Faro a Itala Marina, da Brucoli ad Augusta, da Granelli a Punta Secca, da Gela a Siculiana Marina, da Sciacca a Mazara del Vallo.
«Il fatto è che in Sicilia l’urbanizzazione è avvenuta in modo continuo e senza soluzioni di armonia con il paesaggio preesistente, spinta dal grande boom del turismo: un fenomeno che va avanti senza sosta da quasi 40 anni» concludono gli specialisti di Vamonos-Vacanze.it.
Insomma chilometri e chilometri ormai irreparabilmente artificializzati dalla realizzazione tessuti urbani spesso ad alta intensità, via, ferrovie, porti ed altre infrastrutture che hanno tagliato lunghi tratti di paesaggio naturale ed agricolo.
«La Sicilia corre rischi maggiori perché – insieme alla Calabria – l’Isola presenta una situazione di erosione molto più elevata rispetto alla media nazionale» puntualizzano i responsabili della piattaforma Vamonos-Vacanze.it.
In Sicilia si arriva infatti al 61%, seconda regione dopo la Calabria che arriva al 65% del territorio costiero a rischio di erosione. (mentre la media nazionale è del 48%).
E non si tratta (non del tutto) di un fenomeno naturale. Anche se è vero che l’erosione costiera è influenzata dai cambiamenti climatici, a pesare maggiormente sul fenomeno è il consumo di suolo dato dall’urbanizzazione e dall’artificializzazione.
L’intero nostro Paese è caratterizzato da una fortissima presenza di stabilimenti balneari, strade, ferrovie e perfino poli industriali dislocati a pochi metri dal mare.
«Ed oltre alle coste perdute la costruzione di nuove strutture artificiali è ancora più evidente nelle zone retrostanti le spiagge nelle quali ogni anno dune costiere, terreno coltivato, vegetazione e formazioni naturali vengono sostituite da oltre 10 chilometri di opere antropiche» proseguono gli esperti di Vamonos-Vacanze.it.
Oltre ad una linea di costa, che si estende per circa 8.300 chilometri di cui il 13% occupato da porti e strutture artificiali a supporto della balneazione, l’Italia ha infatti una linea di retro-spiaggia che misura circa 4 mila chilometri, di cui al 2022 solo la metà restano naturali.