Il conto alla rovescia stringe e alla fine l’attore Robert Redford e i legali dell’associazione ambientalista Survival International sono scesi in campo: l’asta di oggetti sacri appartenenti alla tribu’ degli Hopi e’ adesso appesa a un filo dopo che un avvocato dell’organizzazione umanitaria ha convinto un giudice francese a esaminare la richiesta di bloccare la vendita in programma domani presso lo ‘studio’ Neret-Minet di Parigi.
Poco piu’ di un secolo fa, nella capitale francese, l’artigianato tribale, svuotato della sua funzione e significato originale, iniziava a influenzare le avanguardie artistiche europee dal Cubismo al Fauvismo. Ed e’ dunque proprio da Parigi che in questi giorni la tribu’ indiana dell’Arizona, sta lottando per rivendicare il proprio patrimonio culturale. ‘Non sono maschere, sono gli spiriti dei nostri antenati’, sostengono i capi Hopi a cui ha dato il suo appoggio Redford: ‘Gli oggetti dovrebbero essere restituiti alla tribu’. L’asta e’ un sacrilegio’. I pellerosse avevano chiesto l’aiuto di Washington, ma il governo americano ha un margine di intervento limitato perche’, a differenza di quanto concordato con paesi come l’Italia, la Grecia o la Turchia per gli oggetti archeologici finiti illegalmente nei musei americani, non ha accordi con paesi stranieri per il rimpatrio di oggetti artistici autoctoni.
‘Al momento non c’e’ nessuna restrizione contro questo genere di vendite all’estero’, ha detto Jack Trope, direttore esecutivo di un’associazione a tutela degli Affari degli Indiani d’America. Gli Hopi sono dunque rimasti soli. La messa all’incanto degli oggetti sacri, secondo la Neret-Minet, dovrebbe generare un milione di dollari, considerando che le maschere secolari hanno un valore stimato tra i 10.000 e i 35.000 dollari. Gli Hopi vogliono la restituzione immediata degli oggetti: ‘Sono stati rubati alla tribu’, ha detto il capo tribale LeRoy N. Shingoitewa. ‘Vogliamo che tornino nelle mani dei loro veri custodi, i capi Kachina, all’interno dei rispettivi villaggi’.
Secondo Leigh Kuwanwisiwma, direttore del Hopi Tribe’s Cultural Preservation Office, ‘il semplice fatto che sia stato posto un cartellino del prezzo su oggetti cosi’ importanti a livello culturale e religioso e’ piu’ che offeNsivo. Non hanno un valore di mercato. Punto’.
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