L’aria e’ gia’ quella da campagna elettorale, con scambi di accuse incrociate tra i partiti e lo ‘sberleffo’ di Beppe Grillo, ma in realta’ l’ipotesi del voto a novembre si allontana. Anche se, come sembra, questa settimana dovrebbe chiudersi tra i partiti di maggioranza l’accordo sulla riforma elettorale. ‘Siamo determinati a fare una nuova legge’, assicura Angelino Alfano che, come ieri Pier Luigi Bersani, nega un automatismo tra la riforma del Porcellum ed il voto, che a questo punto, si ragiona nei partiti, potrebbe svolgersi solo con un leggero anticipo tra febbraio e marzo.
L’intesa per cambiare il Porcellum, spiegano fonti del Pd, e’ ormai solo una questione di volonta’ politica: i nodi principali, premio al partito e un mix tra collegi e liste bloccate, sembrano sciolti ma l’accordo potrebbe ancora una volta saltare se uno dei partiti di maggioranza decidesse di prendere ancora tempo. Se l’intesa c’e’ si vedra’ mercoledi’ alla riunione ristretta del comitato al Senato dopo che tra lunedi’ e martedi’ gli sherpa del Pdl, Pdl e Udc valuteranno il quadro complessivo della riforma, a partire dal nodo collegi, e se arrivare a Palazzo Madama con una bozza. Anche il Pdl, stando alle parole di Alfano, sembra aver rotto gli indugi sulla volonta’ di chiudere. Precisando che, comunque, una nuova legge non alza il sipario sulle elezioni anticipate. ‘Intanto – spiega il segretario Pdl – facciamo la legge, poi usiamo al meglio il tempo che abbiamo per avviare una svolta economica e quindi andremo al voto tra sei mesi nella chiarezza e nella distinzione delle squadre e dei programmi’.
Tempistica che anche il governatore lombardo Roberto Formigoni conferma: ‘Ci potrebbe essere un leggero anticipo delle prossime elezioni politiche perch‚ si tengano non a marzo ma a febbraio’. I partiti insomma si preparano ai blocchi di partenza. Perche’ anche per Alfano, come per Bersani, l’ipotesi di un bis di grande coalizione e’ un ipotesi molto remota. ‘Silvio Berlusconi guida una campagna elettorale per puntare al pareggio? Noi corriamo per vincere e governare’, sostiene con convinzione annunciando che il programma del Pdl sarà ‘un grande piano contro la rassegnazione’. Parole che suscitano l’ironia di Fli orientato a costruire, insieme all’Udc, quella che il segretario centrista Lorenzo Cesa chiama ‘una via nuova per i moderati italiani, rifiutando le suggestioni di un bipolarismo primitivo che è morto e sepolto’.
Ma l’ipotesi dell’Udc che, dopo il voto, sceglie di governare insieme al Pd, ormai sempre piu’ ai ferri corti con l’Idv, scatena l’ira del Pdl. ‘Ma Casini non si sente alieno dal Pd post-comunista?’, provoca Fabrizio Cicchitto. ‘Oggi è indubbio che l’Udc è piú vicina al centrosinistra che al centrodestra’, replica a distanza Rocco Buttiglione che chiede a Bersani di ‘garantire’ per Vendola sulla necessita’ proseguire con la linea del rigore avviata dal governo Monti.
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