Alessandro Sallusti è stato intervistato da un giornale online italiano che ha sede in Svizzera. Nel corso dell’intervista, il direttore del quotidiano ilGiornale ha parlato – fra le altre cose – di libertà di stampa, dell’informazione italiana, di televisione.
Per Sallusti “l’informazione libera è l’informazione trasparente”. Infatti, spiega, “una delle grandi ipocrisie è pensare di essere super partes: se a me danno del super partes mi offendo, perché un uomo non può esserlo, o crede in Dio o non ci crede, o tifa Inter o tifa Milan, o è liberale o è social democratico, o gli piacciono gli uomini o gli piacciono le donne”. Insomma, “tutti noi siamo di una parte, e credo che sia legittimo e auspicabile che dichiariamo questa appartenenza e ci battiamo con lealtà per l’affermazione di ciò in cui crediamo”. Dunque per il giornalista un giornale super partes semplicemente “non esiste, esiste un giornale che ha delle idee, per le quali si batte, e combatte quelle avverse. Dove è la libertà di stampa di un Paese? Che tutte le idee hanno diritto di esistere e di essere pubblicizzate, la libertà di stampa esiste in Italia perché c’è la pluralità, come il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Il Corriere della Sera…”.
Oggi l’informazione tradizionale, quella stampata su carta, quella che si trova in edicola, deve fare i conti con il web. E non è facile. “Le notizie oramai dal punto di vista del mercato una volta pubblicate servono a poco, non perché non siano importanti, ma la gente non le cerca più sul quotidiano cartaceo, ma on line”. Ecco che i giornali italiani “stanno tornando all’origine, un posto dove si affermano idee e non notizie”. E’ proprio per questo che i giornali “di opinione” oggi “sono gli unici che funzionano, perché il quotidiano generalista sta perdendo quote di mercato, non regge la concorrenza di altri mezzi”, come la rete, appunto, o la televisione. Su un cartaceo i lettori “cercano chiavi di lettura degli spunti”, chiavi di lettura “che non possono che essere di parte, l’opinione è di parte per definizione, è la mia opinione. Solo la mia, questa è la libertà”.
Il giornalismo per Sallusti “è un mestiere, nel senso più nobile della parola. È come fare l’artigiano, il fabbro, il calzolaio. Non c’è bisogno di un titolo di studio per fare il giornalista, ma è un mestiere che s’impara con il tempo. Noi cerchiamo di dare al lettore un’idea, una chiave di lettura oltre ad arrivare all’obiettivo. Nella vita il lettore fa altro, quindi non ha tempo di organizzare il suo pensiero, l’idea che qualcuno glielo confezioni e lui ci si ritrovi in questo pensiero, esaurisce il lavoro del giornalista”.
Il talk show in cui il direttore de ilGiornale si trova meglio? “Paradossalmente – confessa – dal nemico”, ovvero “da Santoro”. Perché? “Nella sua trasmissione mi sento molto rispettato perché come succede in guerra, il nemico ti rispetta, e se tu sei in una guerra mediatica, l’idea di affrontarlo ti piace, lì sei costretto a dare il meglio. Lui è un grande professionista, con le sue idee certo, ma contano i risultati che lui porta alla sua rete, e di sicuro fa sempre ottimi ascolti”.
Ma Sallusti non lascerebbe mai la carta stampata per la tv. Non solo, “non lascerei mai il quotidiano. Ho provato a fare delle esperienze settimanali, con Panorama, dove sono stato vice direttore, ma sono scappato per motivi personali, per incapacità ad adattarmi al mezzo, perché l’adrenalina e la sensazione che dà il quotidiano manca quando lavori in un settimanale. Io sono molto fortunato, perché nella vita ho fatto il mestiere che sognavo di fare. Una fortuna assoluta, non sola bravura”.
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