Alessandro Meluzzi, psichiatra e criminologo, riguardo il global compact promosso dall’Onu, che sancisce il diritto fondamentale di ciascun individuo a emigrare o a essere immigrato, indipendentemente dalle ragioni che lo portano a muoversi, ha affermato: “Bisogna elogiare la tempestività con cui Giorgia Meloni ha sollevato il problema. In questo modo anche la Lega si è pronunciata contro questo patto. Il global compact favorisce enormemente i fenomeni della migrazione africana.
Dobbiamo ricordare che, al di là di tutte le chiacchiere che si sono fatte sulla fuga dalla guerra, sull’occidente che ha portato distruzione nei Paesi in via di sviluppo, in Italia non ci sono siriani e iracheni, c’è invece una tremenda linea di immigrazione che proviene dall’Africa del Sahel, principalmente dalla Nigeria, ma anche da Paesi come la Costa d’Avorio che hanno un tasso di crescita dell’8% all’anno, del Ghana, del Gambia e del Senegal dove non c’è nessuna guerra.
Queste migrazioni hanno ragioni che definire economiche è eufemistico, perché è un flusso che va più che altro alla ricerca dei benefici di un welfare state, piuttosto dotato in Italia e in altri Paesi europei, che è stato pagato dai lavoratori, dai proletari, dagli anziani dei nostri mondi e che queste persone ritengono di poter venire ad utilizzare, forse determinando, nella visione di qualche immigrazionista globalista, l’idea di una redistribuzione di reddito planetaria, in cui dopo aver globalizzato le monete si devono globalizzare anche gli esseri umani.
Questa posizione assunta come ideologia è un’idea dissennata che forse potrà piacere a qualche documento dell’Onu, ispirato dal mondo dei Soros, dei Rothschild, della finanza internazionale migrazionista e globalista che già negli anni 90 parlava di 180 milioni di africani in Europa entro il 2050. Se l’unico parametro possibile per valutare il benessere di un popolo è quello del prodotto interno lordo, la loro idea è fare venire centinaia di milioni di disperati in una società discretamente evoluta e sviluppata per produrre un finto reddito, per il semplice fatto che non hanno un televisore e se lo devono comprare, non hanno un’automobile e se la devono comprare, quindi questo si tradurrebbe in pil, ma in questi calcoli puramente liberal monetaristici si tradurrebbe in pil anche il business della droga e della prostituzione di cui la mafia nigeriana è principe. Se questa linea passa, per la nostra civiltà, per la nostra cultura, per il nostro popolo è finita.
Questo forse potrà piacere a Macron, a qualche banca internazionale, ma deve fare terrore e paura e suscitare una reazione fortissima nella nostra dignità per ragioni elementari di sopravvivenza. Se ne parla pochissimo perché c’è un muro del mainstream, dato che coloro che favoriscono questo processo hanno in mano i grandi giornali, le tv e il controllo dei sindacati dei giornalisti. C’è un enorme mondo prezzolato che fa una censura capillare. Solo qualche giornale come La Verità, Il Tempo e Libero e qualche programma televisivo scappato di mano riesce a lanciare l’avvertimento. Per fortuna i social network, che erano stati inventati per controllare le masse, sono scappati di mano da questo potere come i giubbetti gialli in Francia”.
Sul decreto sicurezza. “Dire che il decreto sicurezza produrrà più immigrati irregolari e più ghettizzazione è un’immensa sciocchezza. Coloro che spacciano per le strade già stanno con permessi umanitari dentro queste pseudo cooperative di beneficienza che hanno foraggiato capitali di ogni genere. E da quei luoghi, compresi gli sprar, escono per andare a partecipare al grande mercato criminale delle droghe e della prostituzione. Non c’è alcuna differenza tra quelli che stanno dentro e fuori questi campi, ce lo dicono i dati. Coloro che hanno stuprato e ucciso la povera Desireè erano in Italia con permessi umanitari. Bisogna mettere luce al fenomeno e rimandare a calci nel culo coloro che sono venuti in Italia per delinquere o per privarci della nostra cultura, della nostra civiltà, del nostro modo di vivere faticosamente conquistato dai nostri antenati, che non può essere svenduto per logiche di finanza internazionale, per una visione ideologica terribile che uccide i popoli, la democrazia e i lavoratori. E c’è da vergognarsi che una sinistra che è nata per la difesa delle classi meno abbienti, oggi presidi i templi di questo capitalismo selvaggio che vuole trasformare l’Europa in una dimensione afro-islamica”.
Sul caso relativo al padre di Luigi Di Maio. “Penso che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli. Altra cosa sono le colpe dei figli che potrebbero essere collusi con i padri mentre fanno delle marachelle, come avveniva al tempo della Boschi e di suo padre che era vicepresidente di Banca Etruria malamente fallita per bancarotta e con delle responsabilità che in parte sono state accettate e in parte no, o come avveniva con il padre di Renzi che aveva i suoi contatti e le sue attività imprenditoriali in qualche modo nello stesso tempo in cui il figlio era Presidente del Consiglio e nessuno può escludere che ci fosse una connessione. Queste sono cose cosmicamente e sideralmente diverse rispetto a quelle di Di Maio. Nonostante io non abbia nessuna particolare simpatia per Di Maio, solo un cretino o qualcuno in malafede può mettere queste vicende sullo stesso piano”.