“Facciamoci del male; come si può distruggere anni di serie proposte? Come ci si può far ridicolizzare dalla stragrande maggioranza degli italiani?”. Questi sono alcuni slogan di quello strano sindaco di Alassio, Roberto Avogadro, che ha voluto sbarazzarsi del busto del Principe De Curtis, in arte: Totò, inaugurato due anni fa in un giardino pubblico da una precedente amministrazione. "Sono di radici leghiste – ha spiegato il primo cittadino -, Totò è napoletano, e siccome io sono legato alla mia terra natia, ho preferito dedicare quei giardini al conte Luigi Morteo, che lasciò in eredità un bel patrimonio agli alassini”.
Quando si dice: essere un piccolo, piccolo uomo; avere il cervello in salamoia; essere una mezza cartuccia; avere una visione distorta della realtà; essere un profugo culturale; non valere professionalmente una cicca; non vedere al di là del proprio naso; e così via…
Penso a tutti quei leghisti che si vergognano di quell’insulso gesto di quel sindaco che dovrebbe essere cacciato a furor di popolo proprio dagli stessi votanti che lo hanno eletto per la sua indegna acclarata, manifesta “crassa ignoranza”. Prendersela con Totò è paradossale. Se c’è un napoletano che ha saputo ironizzare sui difetti e le malefatte degli stessi napoletani, ma che nel contempo ha saputo elevare ad Arte alcuni nobili sentimenti comuni a tutti gli italiani – nordisti e sudisti – è proprio il grande Principe della risata, il “nostro” Totò. Si pensi al colloquio con Peppino De Filippo, in piazza del Duomo col “Ghisa”, il quale non capendoli, domanda loro: “Ma da dov’è che venite: Dalla Val Brembana?”
Necessita un urgente intervento chiarificatore dello stesso Bossi, affinché un simile personaggio non faccia passare il movimento leghista per una assurda accolita di quattro scalzacani ignoranti e presuntuosi!
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