In 20 anni di attività l’Associazione per il restauro del patrimonio artistico italiano ha finanziato e curato il recupero di quasi 200 opere d’arte sparse nelle varie regioni d’Italia. Per celebrare questo traguardo, tra quelli “salvati” l’Arpai ha selezionato otto capolavori a carattere sacro che permettessero di evidenziare il rapporto tra un’opera d’arte “modello” e le filiazioni che l’hanno presa a prototipo. È nata così “Madonne rinascimentali”, che dall’11 maggio al 19 giugno sarà ospitata nella Sala delle Bandiere al Quirinale. A inaugurare la mostra, curata da Luis Godart, sarà martedì 10 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A fare da campione per i manufatti esposti è la Madonna con il Bambino, statua in terracotta policroma dei primi anni del Quattrocento appartenente al Vescovado di Fiesole e scoperta per caso nel 2008 durante un sopralluogo nel Palazzo vescovile da un restauratore dell’Opificio delle pietre dure. La qualità del modellato e della policromia, incredibilmente ancora originale, è tale da aver spinto in passato il professor Luciano Bellosi a ipotizzare l’attribuzione al Maestro del San Pietro di Orsanmichele. Ovvero il giovane Filippo Brunelleschi nella fase ancora poco nota della sua attività, dopo il concorso del 1401 per le porte del Battistero e prima delle grandi opere architettoniche. Una delicatezza tale, quella della statua, da essere aver ispirato tutta una vasta serie di manufatti che nel XV secolo venivano richiesti alla bottega di un maestro famoso, destinati a un committente d’eccezione.
Cinque quelli scelti per l’esposizione, in virtù della loro bellezza oltre alla stretta derivazione dal modello: un esemplare di Lorenzo Ghiberti conservato al Bargello, uno conservato a Palazzo Davanzati, sempre a Firenze, uno proveniente dalla Chiesa di San Cristoforo a Siena e due di proprietà di collezionisti privati in Toscana. Oltre alle Madonne saranno esposti anche altri due capolavori restaurati dall’Arpai, entrambi di metà Cinquecento ed entrambi opera di Jacopo Tatti detto il Sansovino, uno dei maggiori artisti toscani trasferitisi a Venezia al servizio dei grandi committenti, dove lavorò come orafo, scultore e architetto: un altorilievo in terracotta monocroma un tempo murato in una stanza della villa Garzoni di Pontecasale, vicino Padova (ora ai musei Civici di Venezia) e un rilievo in cartapesta, conservato al museo del Cenedese di Vittorio Veneto. “Sono particolarmente felice che questa mostra sia ospitata nella sede istituzionale più importante del Paese – ha commentato il presidente di Arpai Paolo Marzotto -. È una conferma del grande valore che il nostro presidente della Repubblica attribuisce al patrimonio nazionale, vero simbolo dell’ingegno millenario della nostra Italia, e di questo gli siamo infinitamente grati".
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