Cecile Kyenge, eurodeputata del PD, è intervenuta su Radio Cusano Campus riguardo l’emergenza migranti. La vicenda di Gorino e Goro. “Esprimo la mia solidarietà verso quelle persone che sono state vittime di questo episodio – ha affermato Kyenge -. Questo fatto non rappresenta il popolo italiano, che si è dimostrato un modello esemplare per tutta l’Europa. La responsabilità non può ricadere sulle vittime, sui migranti, ma sulle politiche in particolare dell’Unione Europea. Ci sono Paesi come il nostro che si trovano a fronteggiare questa emergenza da solo. Comunque episodi come quello di Goro non sono accettabili, sono scandalosi e non si devono più ripetere. Dobbiamo lavorare su esempi positivi come Riace e Lampedusa che hanno dimostrato chi è il popolo italiano. I sindaci non devono essere lasciati da soli”.
“Stiamo lavorando su varie proposte – ha spiegato Kyenge -. Bisogna andare verso una politica comune europea, lavorare all’equa ripartizione delle responsabilità. Noi dovremo arrivare a condividere responsabilità nel salvataggio, protezione frontiere e lotta al traffico di essere umani. La proposta che ho avanzato è anche quella di rivedere il trattato di Dublino, che impone a tutti gli stati membri nel loro territorio con la logica del primo Paese di approdo. Le proposte non mancano, ma l’empasse politica è dovuta alla mancanza di volontà da parte di molti stati membri”.
Bilancio. “Quando il governo ha chiesto di scorporare dal patto di stabilità le spese per i migranti ci fu concesso per un anno. L’enorme carico di responsabilità che si sta sobbarcando l’Italia è dovuto al fatto che non possiamo rimanere su strumenti emergenziali. Bisogna riconoscere il fenomeno migratorio come strutturale. L’Italia non può essere abbandonata di nuovo a se stessa, servono risposte a breve termine, ma anche a medio e lungo termine.
Aiutare i profughi a casa loro? “E’ uno slogan che mi ricorda un certo partito, è uno slogan che rigetto. Quando si parla di piano d’investimenti è chiaro che bisogna cambiare anche gli accordi di partenariato, non sono aiuti a senso unico. Ogni cittadino deve avere la possibilità di andare in Europa, per farlo quel Paese deve avere una stabilità politica, deve essere un Paese che comincia ad investire nello sviluppo. Non si tratta di aiutarli perché se ne devono stare lì, qui si tratta del benessere di tutti”.
“In Europa ogni stato membro è geloso della sua sovranità nazionale, non riescono a capire che l’Europa è un’altra cosa. I più refrattari sono i Paesi dell’Est Europa che quando avevano bisogno sono stati aiutati dal resto dell’Europa” ha concluso Kyenge.
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