Il cadavere crivellato di colpi di Gaetano Marino, sanguinante sull’asfalto con ancora costume e ciabatte indosso, non c’e’ piu’. Ma l’omicidio del boss degli Scissionisti napoletani continua a scuotere Terracina, cittadina di mare sul litorale pontino, e non solo. Un’area in cui persone, dialetti e interessi si intrecciano di continuo tra Lazio e Campania. Ed e’ proprio su quel confine, fin troppo sottile, che si stanno indirizzando le indagini per capire se il boss sia stato freddato per una faida tra clan napoletani o per eventuali interessi non ben visti dalla criminalita’ locale.
Per il momento gli inquirenti propendono per la prima ipotesi, considerando ‘altamente probabile’ una spedizione punitiva direttamente da Napoli a causa di uno sgarro tra clan della Camorra. A conferma di questo c’e’ anche il fatto che a Terracina ‘ ‘o moncherino’ – cosi’ era chiamato il boss Marino – non aveva particolari interessi, ne’ economici ne’ imprenditoriali, ma si trovava in vacanza con la famiglia. Gli investitori di Latina – le indagini sono in team con le Mobili di Napoli e Roma – hanno sentito decine di testimoni, tra parenti e passanti, e l’amico che era con lui in spiaggia prima dell’esecuzione, per cercare di ricostruire nel dettaglio l’agguato e soprattutto ottenere informazioni utili per individuare gli assassini. Molti testimoni hanno visto il killer che in strada sparava decine di colpi, altri hanno notato una Punto Grigia fuggire. Indagini a parte, a Terracina l’aria si e’ fatta pesante.
C’e’ chi sostiene che l’obiettivo dell’omicidio di ieri sia stato quello di inviare un ‘messaggio sul territorio’. Antonio Turri, ex poliziotto gia’ coordinatore regionale di Libera ed ora presidente dell’associazione ‘I Cittadini contro le mafie’, spiega che ‘compiere un omicidio come questo significa avere il controllo e la conoscenza profonda del territorio.
Sarebbe stato meno rischioso e piu’ facile uccidere il boss a Napoli, ma l’omicidio e’ stato compiuto qui, perche’ qui evidentemente c’erano degli interessi che hanno generato il conflitto’. E la conferma che il litorale pontino sia da tempo sotto scacco della criminalita’ organizzata arriva anche dalle numerose operazioni che di mese in mese vengono compiute contro affiliati a clan campani. Nei mesi scorsi, per esempio, la Questura di Latina rivelo’ gli intrecci della famiglia Bardellino nel sud pontino, gli interessi economici e le vacanze del clan nello stabilimento balneare dell’Aeneas Landing.
E’ di tutt’altro avviso il sindaco della cittadina balneare, Nicola Procaccini, il quale sostiene che ‘l’episodio sia circoscritto alla lotta tra clan in un territorio che non e’ certamente quello di Terracina’. Parlano di ‘far west’, invece, i segretari regionali e provinciali di Cgil, Cisl e Uil, mentre l’associazione anti-mafie Libera definisce ‘agghiacciante’ l’esecuzione del boss e lancia l’allarme criminalita’ sul territorio invitando ‘le istituzioni e la politica ad assumere interventi e decisioni di responsabilita’ non piu’ rinviabili’.
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