Marina Sereni, viceministra degli Esteri, in una intervista a La Stampa a proposito di Afghanistan dichiara: “Nessuno nelle istituzioni della Nato, degli Usa e della coalizione aveva la percezione di un crollo così repentino. Conoscevamo la fragilità della situazione, ma avevamo in mente un altro esito. Avremo tempo e modo di fare una riflessione critica sugli errori compiuti e di valutare come uscire da questa situazione, ma è vero che tutto l’Occidente ha subito un duro colpo da questa vicenda”.
Tuttavia “fare questa polemica ora è sbagliato, bisogna stringersi intorno alle nostre istituzioni, certo senza nascondersi la gravità di quanto successo”, “questa vicenda spinge a riflettere sul ruolo che deve avere nel nuovo scenario la Nato e anche sull’autonomia strategica dell’Europa, che deve dotarsi di una politica estera e di difesa comune anche per essere proattivi nel rapporto con gli Usa, che non si faranno più carico della sicurezza in tutti gli scenari mondiali”.
“Concordo con Di Maio sul fatto che dobbiamo giudicare i talebani dai fatti, non dalle parole. Ora si deve parlare con loro per l’emergenza, spingendoli nella direzione di un maggior rispetto dei diritti di donne e minoranze, di lotta al terrorismo e di un governo inclusivo. Poi giudicheremo dai fatti. Intanto gli afghani che vogliano lasciare il Paese devono poterlo fare”.
Dall’Afghanistan “gli italiani sono stati tutti rimpatriati, ma abbiamo quasi un migliaio di afghani in aeroporto pronti a partire. Molti altri, che hanno collaborato con le Ong e con i media, che hanno legami con l’Italia, vorrebbero lasciare il Paese. Noi faremo il nostro lavoro fino all’ultimo momento. Ma quando gli Usa se ne andranno sarà impossibile operare e abbiamo ancora pochi giorni davanti, perché è improbabile uno slittamento del termine del 31 agosto”.
Quindi non si riuscirà a portare fuori tutti? “È evidente e non è solo un problema italiano. L’emergenza umanitaria prenderà poi un’altra forma: nelle prossime settimane andrà garantito un accesso delle organizzazioni internazionali, una presenza dell’Oim e dell’Unchr per coordinare il lavoro e una collaborazione con i Paesi limitrofi. E va affrontata la questione a livello europeo”, “l’Europa deve attrezzarsi per una risposta regolare, piuttosto che dover fare fronte a flussi irregolari. L’Italia spinge perché tutti i Paesi Ue si predispongano ad accogliere una parte dei profughi: non credo che l’Occidente dopo 20 anni possa voltare la faccia dall’altra parte. Bisogna attrezzare una risposta nei nostri Paesi per gestire l’ondata di profughi, con una linea comune Ue e risorse aggiuntive”.