A quasi 11 anni dall’inizio della guerra e a poco piu’ di un anno dall’uccisione in Pakistan di Osama bin Laden, la Nato puo’ vedere la fine della sua operazione militare piu’ lunga, controversa e sanguinosa, con circa 3000 soldati (50 italiani) morti sul terreno in Afghanistan. Il conflitto e’ cominciato il 7 ottobre del 2011, dopo l’attentato alle Torri gemelle di New York, con l’obiettivo di catturare o uccidere Osama bin Laden, ritenuto la mente dell’attentato, distruggere le basi di al Qaida e rovesciare il regime talebano che lo proteggeva. Ci sono voluti dieci anni per catturare Bin Laden e i talebani fanno ancora sentire alta la loro voce, come dimostrato dalla spettacolare campagna di primavera dello scorso mese, con gli attacchi sferrati contemporaneamente in tutto il paese a bersagli simbolo.
Ma i 130 mila soldati stranieri (4000 gli italiani) e i miliardi spesi per ricostruire il Paese (oltre 150 miliardi di dollari la sola bolletta statunitense) sono riusciti a creare le condizioni per un passaggio di consegne del controllo del territorio in mani afghane. Due anni fa, al vertice di Lisbona, la Nato ha lanciato il processo di transizione per il passaggio di consegne, in accordo con il governo di Kabul, del controllo della sicurezza in mani afghane entro la fine del 2014. Da allora, provincia per provincia, la guida della sicurezza e’ stata trasferita alle forze afghane, addestrate, pagate e sostenute dagli Alleati.
Oggi al vertice di Chicago, i 28 leader dell’Alleanza hanno dichiarato che la Nato trasferira’ la responsabilità della sicurezza alle forze afghane in tutto il territorio entro la fine del 2013 e restera’ con un solo ruolo di sostegno fino alla fine del 2014. Il presidente afghano Hamid Karzai ha annunciato che la terza tranche di province comincera’ presto la transizione e cio’ portera’ al 75% la popolazione afghana che vive in aree controllate dall’Ansf (le forze di sicurezza afghane). ‘Entro meta’ del 2013, quando la quinta e finale tranche di province comincera’ la transizione, avremo raggiunto una importante pietra miliare nella tabella di marcia decisa a Lisbona’, scrivono i leader nel comunicato finale. ‘Gradualmente e responsabilmente cominceremo a ridurre le nostre truppe fino alla fine della missione Isaf entro il 31 dicembre del 2014′. L’Afghanistan non sara’ pero’ abbandonato a se’ stesso: resteranno truppe di addestramento e il canale di finanziamento per pagare gli stipendi a soldati e poliziotti locali sara’ alimentato annualmente.
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