Tommaso Claudi, console italiano a Kabul, intervistato dal Corriere della Sera descrive il difficile scenario che sta vivendo nella sua prima sede diplomatica, ricevuta ad appena 30 anni, essendo in diplomazia dal 2017.
Difendere gli afghani che hanno collaborato con l’ambasciata, spiega, “è tra gli obiettivi della mia presenza qui, assieme a quello di tutela dei connazionali”, “abbiamo messo in piedi un ponte aereo che ha già permesso di evacuare diverse centinaia di persone tra connazionali, personale delle istituzioni italiane in Afghanistan, i loro collaboratori afghani ed esponenti della società civile”, “continueremo a lavorare senza sosta per continuare le operazioni di evacuazione e per assistere i connazionali che lo richiedano”.
“La principale difficoltà consiste nel far accedere i connazionali e i nostri collaboratori afghani ai cancelli dell’aeroporto, dove si accalca la folla che vuole entrare”. E occorre “una impegnativa attività di costante monitoraggio, negoziato e raccordo anche con i colleghi di altri Paesi”, una gestione che “non può che avvenire nel contesto di una squadra, qui e con il sostegno della Farnesina in costante contatto”, “si tratta di uno straordinario sforzo organizzativo frutto di una forte coesione tra tutte le componenti nazionali che operano qui a Kabul e a Roma: Esteri, Difesa, Servizi di informazione”.
“Naturalmente esisteva da tempo una pianificazione, mentre, a più riprese, col progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza, l’Ambasciata invitava a lasciare il Paese” aggiunge. E “l’Italia, col ministro degli esteri Luigi Di Maio e insieme ai nostri partner, ha chiaramente indicato come si vigilerà attentamente sulla tutela delle donne in Afghanistan, tema su cui non possiamo accettare compromessi”.
“Molte situazioni mi hanno colpito. Il dramma della popolazione civile, la compostezza e abnegazione della nostra squadra qui. La determinazione di tutti noi, incluse le Ong presenti, ad assistere questo popolo”. “So di avere nella mia funzione di Incaricato d’Affari la rappresentanza del mio Paese. E questo per me è un onore – conclude -, una fortissima motivazione e una responsabilità cui voglio adempiere nel migliore dei modi”.